Cultura e Spettacoli

I booktoker che fanno leggere i ragazzi della generazione Z

Minirecensioni, slogan, riti: i tiktoker sono diventati i "critici di riferimento" degli adolescenti. E gli editori...

I booktoker che fanno leggere i ragazzi della generazione Z

da Torino

Balletti e canzoncine, tutorial sul cibo, la tazzina di caffè o gesta posh e gestacci trash delle star? Forse all'inizio. Ma come tutti i mezzi di comunicazione, anche TikTok trova forme insospettabili, almeno dai boomer, per rendersi popolare e rendere popolari modi e mode dettati dagli influencer. Da qualche tempo sotto la lente di questa popolarità sono finiti i libri e il target è rimasto quello dei giovanissimi. Chi pubblica sulla piattaforma brevi video sui libri si chiama booktoker, termine che deriva dall'unione di book e tiktoker: sono recensioni lampo, di pochi secondi. Durata che accende la creatività, anziché limitarla, il che è forse uno dei motivi per cui quelle recensioni, se inserite nell'hashtag giusto, possono moltiplicare fino a nove volte il volume delle vendite di un titolo, uscito di recente o meno.

È successo a La canzone di Achille di Madeline Miller (Marsilio) nell'estate del 2020 negli Stati Uniti: a nove anni dall'uscita, è d'un tratto ripartito a razzo con 10mila copie al giorno. Mistero felice, e subito svelato: la diciottenne Selene Velez, @moongirlreads_ su TikTok, che conta oltre 160mila follower, lo inserisce nella sua lista dei «libri che vi faranno piangere»: in pochi giorni dal migliaio di copie medie di vendita su cui si era attestato (nonostante l'Orange Prize vinto nel 2012: meglio TikTok o un premio letterario? Pensiamoci su), il titolo decuplica, mentre l'hashtag #songofachilles sfora il tetto dei venti milioni di visualizzazioni. Questo era solo l'inizio: oggi i booktoker sono un fenomeno riconosciuto: non solo dal consueto pubblico adolescenziale e spesso infantile, bensì, udite udite, da esperti del settore ed editori. Merito dei numeri, certo, ma anche del rivitalizzarsi di una speranza: vuoi vedere che abbiamo trovato il modo di parlare di libri? Le parole rivoluzionarie per i teen sono brevità, spontaneità, emotività, anche se, come accade spesso con le piattaforme giovanili, TikTok sta diventando anche giovanilistico e gli over 40 non vedono l'ora di girare i propri video in cui recensire i libri del cuore.

Prendiamo l'hashtag #booktok: supera i 50 miliardi di visualizzazioni (mentre per #booktokitalia siamo a quasi 600milioni) e per editori e influencer è diventato un punto di riferimento per la promozione di titoli young adult, romance, fantasy sotto forma di suggerimento, recensione o anche soltanto un meme divertente: l'ecommerce di libri ha creato nuove categorie dedicate a BookTok come «TikTok made me buy it!» su Amazon UK o il BookTok sullo store di Barnes & Noble, mentre prendono piede hashtag sempre più specifici come #RomanceBooks, #RomanceTok, #BookRecs o #BookRecommendations. Il popolo di internet va su TikTok quando deve decidere che cosa va letto in quel momento a seconda dell'umore - ed ecco i titoli «che ti fanno piangere» o quelli che «non riesci a metter giù» - corredati da consigli che fanno la fortuna di chi ha l'idea più bizzarra, tipo «Che vestito indossare per entrare in un castello con l'amore della tua vita» o «i segni zodiacali di Hunger Games». Fra i titoli che devono dire grazie alle booktoker ci sono Heartstopper di Alice Oseman (Mondadori, anche serie Netflix), It ends with us. Siamo noi a dire basta di Coleen Hoover (Sperling&Kupfer) e un fenomeno nel fenomeno, Erin Doom e il suo Fabbricante di lacrime (Magazzini Salani). La Doom ha esordito con il nickname DreamsEater su Wattpad, piattaforma di autopubblicazione che è anche network per scrittura e recensioni collettive, e il nome è in realtà lo pseudonimo di una giovane scrittrice italiana: un gioco digitale di scatole cinesi che a ogni ingresso in una nuova piattaforma produce un aumento esponenziale di popolarità, follower e vendite.

Che il mezzo sia dirompente lo ha capito anche il Salone del Libro di Torino, che ha accolto la richiesta de ilLibraio.it di mettere l'ascesa di BookTok al centro di un vero e proprio miniworkshop tra addetti ai lavori: domani (Arena BookStock, 15.45) Antonio Prudenzano, che promuove l'incontro, la filosofa Maura Gancitano, Enrico Galiano, noto come uno dei prof più attivi sui social e scrittore, il direttore editoriale di Magazzini Salani Marco Figini, la redattrice de ilLibraio.it Jolanda Di Virgilio e soprattutto due tra le booktoker italiane più amate, Megi Bulla alias @labibliotecadidaphne e Valentina Ghetti alias @book.addicted discuteranno di «Cosa (e come) legge la generazione TikTok», senza dimenticare Wattpad, YouTube, Twitch e l'impatto dell'autopubblicazione su tutti questi media.

Ma come sono queste video/recensioni, quasi sempre sotto il minuto? Sicuramente ai profani conviene partire dalle booktoker italiane per capirci qualcosa, magari proprio da Megi Bulla e Valentina Ghetti, che al momento hanno ottimi numeri - 186mila follower la prima e oltre 85mila la seconda - e che rivelano un vero e proprio canone: bisogna essere molto naturali e poco patinati, l'algoritmo premia chi rimane lontano da filtri e perfezione tipici di Instagram, cioè, ma gli obiettivi di comunicazione devono essere comunque rilevanti e trasparenti, dagli insert di altri video nel proprio al second screen, ai tour tra gli scaffali della propria libreria e alle sfide di lettura di un volume in 24 ore.

Megi ad esempio ha trovato il suo modus nei «live di lettura» dalle 21 alle 23 sulla sua poltrona gialla davanti alla libreria e guai a chi ha la suoneria del telefono accesa: i libri diventano un ulteriore elemento di appartenenza generazionale e i codici devono essere condivisi, pena l'insuccesso o, peggio, l'invisibilità.

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