Cultura e Spettacoli

I Maneskin in cima al mondo. "Andiamo oltre i pregiudizi"

Dopo l'Eurovision sono in classifica dappertutto. E a luglio suoneranno al Circo Massimo di Roma

I Maneskin in cima al mondo. "Andiamo oltre i pregiudizi"

Uno dopo l'altro. Dai marciapiedi di Via del Corso a Roma al tetto del mondo, ora i Maneskin possono godersi ogni successo sapendo di averlo conquistato passo dopo passo. Prima Sanremo, poi l'Eurovision, poi il riconoscimento internazionale e adesso, signore e signori, la possibilità di suonare addirittura al Circo Massi+++mo di Roma, dove sono passati giganti come i Rolling Stones o i Genesis. «E dire che io gli Stones li ho visti soltanto da dietro i cancelli, perché non avevo i soldi per comprarmi il biglietto», spiega la bassista Victoria, sempre più deuteragonista del cantante Damiano in quella che è una band perfettamente calata nel nostro tempo.

Un gruppo compatto, proprio come la Nazionale di calcio che ha vinto gli Europei. E un gruppo che fa fino in fondo qualcosa di sempre meno frequente tra i giovani musicisti, ossia suonare per davvero, con la batteria potente e con le chitarre distorte che sono oggi la vera ribellione musicale. Adesso si preparano a farlo in un posto dove non c'è quasi bisogno di scenografia perché, come spiega Damiano, «siamo al Circo Massimo, un affascinante palcoscenico storico che non ha bisogno di molto altro».

Insomma, un concertone, almeno sulla carta. Lo hanno annunciato ieri, giusto dopo aver ricevuto dalla sindaca Raggi la «Lupa Capitolina», un riconoscimento finora attribuito a giganti come Nino Manfredi, Giorgio Armani o Gigi Proietti. Nove luglio 2022, ossia meno di cinque anni dopo il loro esordio a X Factor. «Beh di certo ora abbiamo molto meno tempo per tornare dalle nostre famiglie», spiega Thomas, che suona quello strumento quasi in estinzione per gli under 30, vale a dire la chitarra. «Siamo un gruppo che suona musica analogica, con gli strumenti veri, a volte non capiamo i commenti un po' critici o sarcastici su di noi».

Riassumiamo.

I Maneskin sono evidentemente ispirati dal quel bendidio rock che va dai Led Zeppelin a Marc Bolan e David Bowie, dai Rage Against the Machine ai Rolling Stones. In pratica l'abbecedario di chiunque sia appassionato di rock'n'roll. Per i giovanissimi quei suoni e quella attitudine sono una (gran bella) scoperta, ed è per questo che i numeri su Spotify o su YouTube sono clamorosi. Per gli altri, specialmente per i rockettari integralisti di lunga esperienza, sono quasi lesa maestà. Un confronto generazionale che ha anche un'altra grande conseguenza: riporta nelle radio e nelle playlist un universo musicale ormai dato per scomparso. Non a caso i Maneskin sono sotto i riflettori in mezzo mondo non soltanto sulle piattaforme streaming ma pure nelle recensioni della critica. E se il loro disco Teatro d'ira volume 1 è ancora il più venduto in Italia, i Maneskin sono anche i più seguiti su YouTube (il video I wanna be your slave ha ottenuto in sole 24 ore 6,7 milioni di visualizzazioni) e sono diventati la prima band di casa nostra a occupare la prima posizione della Top 50 Global Chart di Spotify con Beggin. In più, tanto per non farsi mancare nulla, sono i primi ad avere due singoli contemporaneamente nella top ten inglese dei singoli. In pratica, come si dice, sono riusciti a vendere ghiaccio agli esquimesi, in sostanza a esportare il rock anche a casa di chi l'ha inventato. «Forse ci dovrebbe essere più supporto per noi. Più facciamo bene e più apriamo porte anche per chi verrà dopo di noi. I musicisti che ottengono questi risultati dovrebbero essere apprezzati invece di essere criticati», spiegano in coro. «Diciamo che paghiamo quella tipica paura che molti provano per l'artista emergente che spariglia le carte e modifica un po' la situazione. Ma ricordiamoci che anche i grandi artisti sono stati giovani ed esordienti» dice Damiano che si è tagliato i capelli ma resta sempre molto «centrato» nelle risposte. Dopotutto questa è una caratteristica delle vere star.

Non a caso, quando gli viene chiesto per chi voteranno come sindaco di Roma risponde: «Sappiamo che una nostra risposta potrebbe influenzare altre persone, quindi non diciamo nulla». Very british. «Scriviamo testi in italiano e in inglese? Siamo sempre stati molto liberi da questo punto di vista e continueremo ad avere questa dualità, perché no», conferma Victoria. Quando è sul palco è davvero una sorta di frontwoman con il suo basso, durante le interviste è quasi materna nei confronti dei suoi compagni di band: «Se anche grandi artisti come i Franz Ferdinand ci hanno fatto i complimenti, vuol dire che le polemiche su di noi che usciamo da un talent e siamo rock non hanno molto senso».

Lo dimostreranno nel tour europeo che parte il 5 agosto in Belgio e poi in quello italiano da dicembre. E al Circo Massimo? «Quello sarà uno show tutto nuovo», confermano.

E c'è da crederci.

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