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I superpoteri che non piacciono al potere «Darkest Minds» fra Apocalisse e denuncia

La battaglia (anche politica) dei ragazzini sopravvissuti a un terribile morbo

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I superpoteri che non piacciono al potere «Darkest Minds» fra Apocalisse e denuncia

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Sara Frisco

da Los Angeles

Nel 1978 Gregory Peck fu protagonista del thriller I ragazzi venuti dal Brasile, che prendeva spunto dagli esperimenti di Joseph Mengele per raccontare la storia (per fortuna fantastica) della creazione di 94 cloni di Hitler, messi al mondo in situazioni ambientali ideali per la rinascita del nazismo. Nel 1960 l'horror Il villaggio dei dannati raccontava di un gruppo di bambini identici e spietati in grado di uccidere non uno sguardo. I ragazzini al cinema possono, a volte, far paura, ma in Darkest Minds, tratto dall'omonimo bestseller per adolescenti di Alexandra Bracken, i giovani protagonisti fanno paura soltanto ai poteri forti.

Il film, appena uscito, racconta una società distopica in cui una terribile malattia ha spazzato via il 98 per cento della popolazione infantile del pianeta, e i pochi ragazzini sopravvissuti al letale virus ora hanno superpoteri. Cosa che non piace al governo in carica, che tenta di internarli in campi di concentramento. Amandla Stenberg, già vista in un'altra saga per giovani adulti, Divergent, è la protagonista. Interpreta Ruby, un'adolescente dotata di poteri considerati pericolosi: come i ragazzi dagli occhi di ghiaccio del Villaggio dei dannati può facilmente ipnotizzare e ridurre alla propria volontà gli altri. Ruby, aiutata dalla giovane dottoressa ribelle Cate (Mandy Moore), riesce a eludere i controlli delle guardie governative e a unirsi a un gruppo di fuggitivi per cercare, insieme a loro, di raggiungere un villaggio nascosto, dove questi nuovi reietti della società possano trovare asilo e organizzare la resistenza.

A dirigere il film è una donna, Jennifer Yuh, cui è stato affidato il film dopo il successo del sequel di Kung Fu Panda. «Di questa storia mi ha attratto un pensiero filosofico profondo e cioè che bisogna imparare a fidarsi dei giovani, perché sono il futuro e spesso meglio di noi adulti, perché hanno una visione concreta e lungimirante di questo futuro», dice. Il film può contare su una solida base di fan del romanzo: «È stata una bella responsabilità - continua la regista - trasporre un libro di successo in un film. C'è una linea sottile fra le esigenze di adattare una storia scritta al linguaggio cinematografico e la mancanza di rispetto verso i fan che conoscono quella storia e sono pronti a giudicare le tue interferenze». La regista spiega anche che, nonostante sia stato girato in tempi non sospetti, c'è una triste similitudine fra il racconto del film e i recenti fatti di cronaca negli Stati Uniti, con i bambini degli immigrati clandestini separati a forza dalle loro famiglie. «In entrambi i casi, nel film come nella vita reale, la separazione avviene a causa di disposizioni del governo. Disposizioni che magari sono state decise con le migliori intenzioni, ma che si rivelano profondamente sbagliate.

E questo rende Darkest Minds particolarmente attuale e spaventoso».

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