Cultura e Spettacoli

I tre drammi di Yeats per dare senso al destino

In un solo volume "Calvario", "Resurrezione" e "Purgatorio", trilogia mistica del grande autore

I tre drammi di Yeats per dare senso al destino

«Getta un freddo sguardo sulla vita, sulla morte. Cavaliere, prosegui il tuo cammino». L'epitaffio che il grande poeta irlandese volle inciso sulla tomba riassume perfettamente il carattere e gli interessi di William Butler Yeats (1865-1939), letterato e drammaturgo, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1923 e Senatore dello Stato libero d'Irlanda dal 1922 al 1928. Ultimo dei poeti romantici, tra i maggiori promotori del Rinascimento celtico, Yeats è diventato anche, grazie alla lunga e profonda amicizia con Ezra Pound, uno dei più rappresentativi autori del primo Novecento. La sua influenza sul modernismo e la morte, avvenuta, molto opportunamente, poco prima che scoppiasse la Seconda guerra mondiale, ha evitato che il suo nome finisse nel cattiverio assieme a quello di Pound, amico e sodale con il quale condivise molte idee politicamente scorrette e una visione del mondo complessivamente aristocratica e tradizionale.

Una buona occasione per avvicinarsi all'opera di Yeats è offerta dalla ripubblicazione di tre opere teatrali, unite sotto il titolo, un po' discutibile ma accattivante, di Drammi cristici (Marco Saya Edizioni, pagg. 150, euro 15) a cura di Massimo Morasso e con una esauriente introduzione di Massimo Bacigalupo. Si tratta di Calvario (1920), Resurrezione (1927) e Purgatorio (1938), tre brevi drammi da camera incentrati sull'unico grande problema che ha assillato W.B.Yeats per tutta la vita: qual è la relazione tra vita e destino e soprattutto cosa ci aspetta dopo la morte? Parliamo di drammi da camera perché, come anche altri testi del poeta irlandese, questi sono ispirati alla tradizione nipponica del Teatro N, conosciuto grazie a Pound, i cui spettacoli dovevano esser rappresentati in ambienti ristretti davanti a un pubblico composto da poche decine di persone.

Appassionato di folklore e studioso di esoterismo, Yeats ha una visione dialettica della storia, che esclude l'orizzonte lineare e salvifico offerto dal Cristianesimo. Nel'immaginato sogno di Cristo ricostruito in Calvario (di cui si può apprezzare su youtube una recente e pregevole produzione filmica), Gesù incontra, lungo l'ascesa al Golgota, due personaggi che si oppongono alla sua missione redentrice: Lazzaro, che gli rimprovera di averlo sottratto al suo destino resuscitandolo, e Giuda, che gli rivela di averlo tradito per dimostrargli che la salvezza offerta dalla Croce non valeva per tutta l'umanità; avendolo tradito, l'Iscariota aveva adempiuto al disegno divino, consegnandosi così, però, alla dannazione eterna.

La figura di Gesù ritorna nel secondo dramma, Resurrezione, dove un Ebreo, un Greco e un Siriano commentano, a Gerusalemme, la morte e la presunta resurrezione di Cristo. Sin dal canto che apre la rappresentazione ritorna il tema della contrapposizione tra paganesimo e cristianesimo, tra concezione ciclica della storia e quella lineare cristiana, con una ardita ma plausibile sovrapposizione della figura del dio Dioniso a quella di Gesù Cristo, che con il suo sacrifico annuncia l'inizio di una nuova era. L'Ebreo e il Greco discutono di come la morte in croce abbia confermato le loro rispettive credenze: per il primo, essendo morto, il Nazareno non poteva essere il Messia, mentre il Greco riflette sull'indifferenza delle divinità classiche nei confronti del destino umano, che deve sempre rimanere nelle mani di ciascun individuo. A interrompere la loro discussione arriva il Siriano ad annunciare il sepolcro vuoto, a cui segue l'apparizione di Gesù, che viene visto come un fantasma, che «ha reso vana la tolleranza platonica e la disciplina dorica».

Nulla a che vedere con Cristo, invece, il terzo dramma, Purgatorio, truce storia di fantasmi e di vendetta, costruita su un parricidio e un figlicidio, e ispirata a un racconto folcloristico che Yeats ha rielaborato secondo le proprie teorie filosofiche e drammatiche. Le colpe commesse non si espiano nell'aldilà, ma trascinano i colpevoli, anche qualora si tratti di fantasmi, davanti alle loro responsabilità, che rimarranno tali fino a quando non saranno estinte tutte le conseguenze delle loro cattive azioni. Asciutta, minimale nell'allestimento e sostanzialmente statica nello svolgimento, Purgatorio ha suscitato, tra l'altro, l'interesse e l'ammirazione di Eliot, e, pur con qualche riserva, anche di Harold Bloom.

Destino o libero arbitrio, doveri ancestrali e divinità esotiche, vita ultraterrena o morte corporale sono i temi esposti e dibattuti da Yeats nelle sue opere, con una indiscussa capacità stilistica e una grande disponibilità al rinnovamento perpetuo, mostrando una totale indifferenza verso tutto quello che, invece, oggi sembra essere importante per un artista.

Fedele a quello che scrisse nel suo diario, e che, assieme al suo epitaffio, ci dà la cifra del personaggio, Yeats riteneva infatti che: «Chiunque faccia qualcosa per il mondo è sgradevole, mentre le persone gradevoli sono quelle per le quali è il mondo a fare qualcosa».

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