Gli alieni vanno di moda. Piacciono assai in quanto ritenuti lontani dalla politica, dai partiti e dalle lottizzazioni. Certamente lo sono. Brave persone, come no. Del salotto migliore. In Italia, di donne e uomini per bene come Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo ce ne sono tanti. E c’è da esserne felici. Quello che risulta difficile, invece, è piazzarli nei posti giusti. Perché si teme che, oltre a essere lontani dai partiti, siano anche lontanissimi dalla materia di cui, se confermati dalla Commissione di Vigilanza, dovranno occuparsi. Per dirla prosaicamente, brave persone e lontane dalla politica: perfetto. Ma scegliere anche qualcuno che sappia come si fa televisione?
La scrittrice e collaboratrice di Repubblica, figlia di Walter Tobagi, ucciso dai terroristi il 28 maggio 1980, e l’ex magistrato di Mani pulite, ora presidente di Garzanti libri, sono stati designati quali candidati al Cda della Rai da quattro associazioni della società civile (Libertà e Giustizia, Se non ora quando, Comitato per la Libertà e Libera) alle quali il segretario del Pd Bersani aveva delegato la scelta di personalità di riconosciuto valore civile. È proprio vero che sulla Rai cascano tutti. Uscito dall’impasse dell’autoesclusione dalle nomine proclamata ai quattro venti fino a una settimana fa, Bersani ha già detto che è felice di votarli. Il direttore di Repubblica Ezio Mauro ha apprezzato la scelta su Twitter, a dimostrazione che «per la Rai si potevano trovare nomi indipendenti e liberi». Per carità, ottimo risultato; malgrado nel caso di Tobagi, già candidata nella lista Penati per la provincia di Milano, l’indipendenza sia ancora tutta da certificare. Così come, prima di regalare beatificazioni, sarebbe il caso di approfondire cosa ci sia nelle indagini aperte dalla Procura di Trani su Anna Maria Tarantola. Ma andiamo oltre. Perché nel metodo delle nomine Rai che fa puntualmente capitombolare politici e professori scafati c’è un altro vulnus che ci sta a cuore. Ovvero: quando si scelgono questi alieni sembra che li si vada a cercare un po’ troppo lontano. Più estranei sono all’argomento in questione, meglio è. A quel punto, se per viale Mazzini servivano persone autorevoli e indipendenti, tanto valeva proporre direttamente il presidente di Libera, don Ciotti. Si sarebbe fatta meno strada.
Il fatto è che le caratteristiche necessarie per governare la Rai sono tre e non due. Sembrerà difficile, ma alla moralità e all’autonomia, va aggiunta la competenza, questa sconosciuta. Invece, la si continua a trascurare, separandola dalla meritocrazia, senza alcun rispetto per la specificità dell’oggetto in gioco. Così ai vertici della tv pubblica oltre a Anna Maria Tarantola, ex vicedirettore della Banca d’Italia designata per la presidenza e Luigi Gubitosi, ex responsabile degli investimenti di Bank of America in Italia indicato per la direzione generale, andranno ad aggiungersi Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo. Due banchieri, una scrittrice e un ex magistrato nella stanza dei bottoni del servizio pubblico. Incompetenti, ma molto chic. Vedremo se, quando dovrà nominare i 7 consiglieri, la Vigilanza saprà cercare qualcuno che sa che cos’è un palinsesto, cosa significa controprogrammazione, cos’è un format.
Quando, in passato, s’insisteva sulla «valorizzazione delle risorse interne» non lo si faceva per pura pedanteria. Quando, più di recente, si è introdotto il metodo dei curricula, non era per complicare il lavoro a chi ha l’onere delle nomine. Ma, semplicemente, per suggerire un minimo criterio di oggettività. Adottato per esempio anche dalla Bbc, che non è la tv di Atlantide. Indipendenza, autorevolezza e competenza. Non era difficile. Bastava applicare la «formula Monti».
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