Cultura e Spettacoli

Le lettere di Verdi patrimonio dell'umanità

Merita di essere ricordata l'azione tempestiva e generosa con cui un gruppo di sottoscrittori acquistarono nel 2015 ottantadue lettere di Verdi, raccogliendo in poco più di quatto mesi 120mila euro. Missive collocate in seguito presso l'Archivio della Casa di Riposo G. Verdi di Milano. Azione nobile e di grande senso civico, veramente degna di quanto Verdi aveva realizzato edificando la Casa di riposo per musicisti, ancora oggi nel cuore non solo dei milanesi. Le Lettere di Giuseppe Verdi a Opprandino Arrivabene, uniche per i giudizi schietti e senza censure su musicisti e uomini, erano note da gran tempo, raccolte nel volume mondadoriano Verdi intimo di Annibale Alberti (1931). Finalmente trascritte per la cura di Alessandro Turba (ed. LIM, pagg. 205) con tutti i santi crismi, godono anche e soprattutto di un'introduzione che traccia un ritratto pieno di interesse di quell'amico conte mantovano a cui Verdi diede il suo rarissimo «tu». Arrivabene fu compagno a Verdi nella fede politica: ammiratori di Cavour e censori della degenerazione parlamentare post-unitaria. Il curatore elogia a ragione lo stile e l'ironia del musicista e ritiene paternalistico il senso pratico dell'agrario Verdi. Il lettore ammirerà l'indipendenza di spirito («I colori non mi fanno paura ma temo l'ignoranza e la violenza.

Ho creduto, credo e crederò sempre che sono gli uomini d'ingegno e di buon senso che fanno camminare il mondo!») e la sana laicità («Quando leggo la istoria dei Padri che fabbricano i Santi, sarei quasi tentato d'andare dall'altra parte per non trovarmi con Loro»).

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