Cultura e Spettacoli

"Mia zia Giulietta Masina, la Charlot in gonnella che piaceva a Clark Gable"

Il centenario di Fellini ha prodotto film e libri. Quello della moglie rischia di passare in silenzio

"Mia zia Giulietta Masina, la Charlot in gonnella che piaceva a Clark Gable"

All'ombra del Genio. Destino inevitabile: ancora una volta la monumentalità di Federico fa velo alla grandezza di Giulietta. E oggi perfino il centenario della nascita della celebre attrice (22 febbraio 1921) rischia di rimanere offuscato da quello, celebrato solo un mese fa, del glorioso marito. «Pochissimi ne parlano conferma Francesca Fabbri Fellini, figlia della sorella di Federico, Maddalena, e unica erede diretta del regista -. Eppure Giulietta è stata colei cui Chaplin disse: Lei è Charlot in gonnella». Al ruolo di esperta della leggendaria coppia, la Fabbri Fellini giornalista, scrittrice e regista del delizioso corto Fellinette, oltre che curatrice del Fellini Magazine unisce il raro privilegio di aver conosciuto intimamente i due: «Gli zii furono miei padrini di battesimo. Loro, che erano senza figli, mi amavano in modo tutto speciale».

Sempre un passo dietro Federico, che pure la portò in palma di mano. È stato questo il destino di Giulietta?

«Forse sì. Lui esaltò la grandezza di lei con capolavori assoluti come La strada o Le notti di Cabiria. Poi però gli altri registi avevano una specie d'imbarazzo a proporre film alla moglie di Fellini. Eppure, la sera dell'Oscar a Le notti di Cabiria, quando lei timidamente chiese l'autografo al suo mito Clark Gable, si sentì rispondere: Stasera sono io che devo chiederlo a te».

E poi «la moglie di Fellini» dimostrò quel che valeva anche con altri grandi registi.

«Certo: Rossellini, Lizzani, Castellani Per tacere dell'enorme popolarità dei suoi sceneggiati tv degli anni 70, Eleonora e Camilla. E dire che all'inizio le facevano fare solo la prostituta patetica: ne interpretò cinque di fila! Poi però anche le colleghe ne riconobbero il talento: sul set di Nella città l'inferno la rivalità con Anna Magnani fu tale che, in una scena di finti schiaffoni, Nannarella la picchiò davvero, strappandole il vestito e lasciandola seminuda. Quando zio Federico lo seppe Ma sai - sospirò - Anna è fatta così...».

Come donna com'era?

«Piccola di centimetri ma enorme di cuore. Con Danny Kaye fu la prima Ambasciatrice di Buona Volontà dell'Unicef. Aveva perso il suo unico figlio Pierfederico, di appena undici giorni: questo l'aveva resa ancora più sensibile. Era una donna di fede: andava sempre a Messa, dove incontrava la mamma di Pupi Avati. Era generosa, concreta: ispirava una fiducia istintiva. Le sue risposte agli ascoltatori di una rubrica radiofonica, prevista per 15 giorni e che invece durò tre anni, divennero un best-seller: Il diario degli altri. Non era una vip: faceva la spesa al mercato, indossava scarpe senza tacchi, i capelli se li lavava da sé. E preparava da sé le tagliatelle al ragù per il suo Federicone».

E come attrice a quale delle sue memorabili eroine Gelsomina, Cabiria, Giulietta, Ginger - fu più legata?

«Amò la Gelsomina della Strada tanto da chiedere che al suo funerale suonassero l' assolo di tromba del film, composto da Nino Rota. Cosa che avvenne. Ma su tutte preferì Cabiria, perché le somigliava. Positiva, battagliera, coraggiosa. Non amò molto, invece, Giulietta degli Spiriti: Mi è sempre stata antipatica disse -. Non mi piacciono le mogli succubi dei mariti. Io non sono mai stata sottomessa a nessuno».

Eppure sopportò le numerose infedeltà di Fellini. Addirittura che lui le raccontasse: in Giulietta degli Spiriti l'episodio di lei che fa pedinare e fotografare il marito fedifrago era reale, accaduto proprio a loro.

«Vivere accanto ad un genio è difficile. Se accetti di farlo sai che può significare anche questo tipo di sacrifici. Quando le chiesero il segreto di un matrimonio durato mezzo secolo, lei rispose: Bisogna saper abbozzare. Sacrifici essenziali: sono certa che Fellini non avrebbe regalato al mondo i suoi capolavori senza l'appoggio di una donna simile. E lo zio adorò soltanto lei. Nel tragitto dalla casa di via Margutta allo studio 5 di Cinecittà fermava la macchina un paio di volte per scendere e telefonarle da qualche cabina».

Vuol dire che Federico era davvero, come ha scritto Tullio Kezich, «infedele ma monogamo»?

«Esattamente. Nessuno puntò mai una pistola alla tempia di mia zia per costringerla a restare con lui. Quel che li legava era un rapporto specialissimo: Non aver avuto figli diceva lei - ci ha reso figlia e figlio l'uno dell'altra. Come scrisse padre Arpa - il gesuita che difese La dolce vita dalle stroncature di Civiltà cattolica - Giulietta non era solo l'appoggio di Federico. Era il suo respiro».

Che ne pensa allora dei racconti di Sandra Milo, su una loro presunta storia d'amore durata 17 anni?

«No comment. A me hanno insegnato che non si dovrebbero fare affermazioni sui morti che non possono più smentirle. E aggiungo che tutte le volte che vedo questa signora apparire in tv, cambio canale».

Le ultime immagini che ha di zia Giulietta.

«La sera dell'Oscar alla carriera allo zio, con lui che davanti a tutto il mondo le dice: Per favore, smettila di piangere!. E la mano alzata di lei col rosario al polso nell' ultimo, straziante saluto ai funerali di lui.

In quel momento forse ricordava le sue parole: Io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta».

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