"Mr Turner", ecco il primo capolavoro

A Cannes il film di Mike Leigh sul grande pittore convince tutti. E il protagonista Timothy Spall si candida già alla Palma d'oro

Timothy Spall nel ruolo del pittore William Turner nel film di Mike Leigh
Timothy Spall nel ruolo del pittore William Turner nel film di Mike Leigh

da Cannes

Che cos'è un artista? Un uomo come tutti gli altri, con le sue debolezze e i suoi difetti, o un genio che quelle debolezze e quei difetti sublima e in qualche modo riscatta perché alla fine si tramutano in capolavori? È intorno a questo interrogativo che Mike Leigh ha costruito il suo Mr Turner, ieri in concorso al Festival, ritratto dell'omonimo pittore che, si dice, giunse al punto di farsi legare all'albero di maestra di un vascello per meglio vedere che cosa fosse una burrasca.

Film sontuoso nella ricostruzione storica e nei costumi, Mr Turner racconta un quarto di secolo della vita di quella che fu un'esistenza lunga, per la sua epoca (quasi ottant'anni), caratterizzata da un umile origine (era figlio di un barbiere), dal successo già in giovane età e poi da un curioso contrasto fra il riconoscimento, non privo di note critiche sino al sarcasmo, dell'establishment, e il rifiuto a livello popolare, più portato a una pittura didascalica.

Sposato, separato, anaffettivo nei confronti delle figlie, frequentatore di bordelli e di servette, così come dell'aristocrazia, viaggiatore indefesso (è un peccato che nel film non ci sia traccia del suo incontro, a più riprese, con Venezia...), amante sentimentale e devoto di una vedova con cui trascorrerà l'ultima parte della sua vita, William Turner, di cui Timothy Spall dà sullo schermo una rappresentazione talmente convincente da candidarlo sin da ora al premio come miglior attore, esce dal film come un uomo arrogante, vigliacco, eccentrico, pretenzioso, atrabiliare e generoso, meschino e pirotecnico. Un carattere complesso e formidabile, insomma, che poi significherà sulla tela classicismo, un tocco di romanticismo, delle folgoranti intuizioni moderne che già prefigurano l'astrattismo e, soprattutto, la consapevolezza della propria grandezza. Lascerà allo Stato i suoi quadri, (trecento, più circa 19mila fra schizzi e disegni), invece di venderli in blocco e con profitto a un privato, purché fossero esposti al pubblico gratis, un legato di cui la Tate Gallery è tuttora mandataria.

Regista solido (Segreti e bugie, già Palma d'oro a Cannes nel 1996, Vera Drake, per citare solo due titoli), Mike Leigh pensava a questo film da vent'anni, anche se la fascinazione per Turner risale alla sua giovinezza. «Sì, dagli anni Sessanta, quando studiavo storia dell'arte. Fui subito conquistato dalla sua grandezza: è uno che ha anticipato non solo l'impressionismo, ma tutta la pittura del XX secolo. Poi mi interessava il contrasto fra un uomo assolutamente comune, nei suoi vizi, intendo, nelle sue debolezze, e la sua opera straordinaria. Detto questo, il mio non è un documentario, ma una riflessione personale. È un film sulla condizione dell'artista, sulla sofferenza del creare».

Accademico a 26 anni, professore di prospettiva a 32, Turner visse l'Inghilterra della fine del Settecento, della giovinezza della regina Vittoria e della rivoluzione industriale. Leigh la fa rivivere con cura maniacale. Sulla base delle testimonianze d'epoca ha ricostruito il suo studio di Quenn Anne Street, mura screpolate, finestre polverose, serve fedeli e gatti in libera circolazione; originale invece è il castello di Petworth House, nel Sussex, di proprietà di lord Egremont, uno dei suoi ammiratori più fedeli e che ancor oggi ospita 19 sue tele. Margate, la città di mare che Turner prediligerà per la sua luce particolare e dove troverà l'ultima compagna della sua vita, è stata invece rifatta in Cornovaglia, e alla fine Mr Turner è venuto a costare qualcosa come dieci milioni di euro.

Il risultato è questo film tradizionale nell'impianto e insieme una festa per gli occhi. In una scena, l'esposizione annuale alla Royal Accademy, c'è la chiave del genio di Turner. A fianco di una sua tela marina, c'è un dipinto di Constable, suo grande avversario, che ha il rosso come colore dominante. Turner esce dalla sala, per poi tornare con della vernice dello stesso colore sulle dita. «Sporcherà» il centro del proprio quadro, e poi ritoccherà quella macchia facendone una piccola boa.

È un riconoscimento dell'arte del rivale e insieme, come nota quest'ultimo, «un atto di sfida». Quel rosso profuso da Constsable, Turner lo trasforma in un semplice punto di colore, sufficiente però a illuminare la tela. L'arte è questa cosa qui.

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