Cultura e Spettacoli

Nell'eclissi degli intellettuali chi brillò fu Elémire Zolla

Un "conoscitore di segreti": così Grazia Marchianò racconta il grande orientalista, a vent'anni dalla morte

Nell'eclissi degli intellettuali chi brillò fu Elémire Zolla

Il puro conoscitore - diceva Elémire Zolla - «Si limita a sapere o a non sapere o a sapere dubitando», senza nutrire illusioni, senza ombra di fede.

Conoscitore puro, senza steccati mentali di fronte ai più vari campi del sapere, uomo senza ombre di fede e nessuna illusione, Elémire Zolla (1926-2002) è stato uno dei pensatori più grandi del nostro secondo Novecento: filosofo e storico delle religioni, studioso di dottrine esoteriche, frequentatore della mistica occidentale e orientale, indagatore delle sfere più segrete della spiritualità umana.

Torinese, ma di madrelingua inglese, poliglotta e poligrafo - parlava francese, italiano, tedesco, e studiò spagnolo, portoghese, russo... e scrisse moltissimo, tutta la vita era laureato in Giurisprudenza, quando già si interessava di Medicina legale e Psichiatria forense, poi fu critico letterario, romanziere (Minuetto all'inferno dopo alcune esitazioni della casa editrice Einaudi uscì nella collana «I Gettoni» con risvolto di Elio Vittorini e vinse il premio Strega Opera prima nel '57), ebbe una carriera accademica durata 40 anni, come docente di Letteratura anglo-americana, fra le Università di Catania, Genova e La Sapienza di Roma. Viaggiò moltissimo: in Birmania, Corea, India, Indonesia e Bali, Hawaii, Giappone, Iran, Israele, Taiwan, gli Stati Uniti degli indiani d'America... Scrittura elegante e erudizione sterminata, fu grande uomo di editoria: lavorando con la casa editrice Borla e con Alfredo Cattabiani alla Rusconi portò l'attenzione in Italia su autori come Carlos Castaneda, Ananda Coomaraswamy e J.R.R. Tolkien (è sua la prefazione alla prima edizione italiana del Signore degli anelli), o come Marius Schneider, Pavel Florenskij, Simone Weil, Eric Voegelin, tutti spiriti totalmente estranei all'egemonia culturale dei tempi. Fondò la rivista trimestrale Conoscenza religiosa: 67 fascicoli, molti monografici, dal 1968 all'83, una miniera di sapienza diffusa in tutte le discipline umanistiche del mondo. E fu firma nobile della Terza pagina del Corriere della sera dal 1958 al 2000. Ciò significa che non fu un intellettuale isolato, anzi. Di certo però non fu mai davvero compreso, almeno in Italia, rispetto ad altri Paesi nel mondo.

Chi lo conosce meglio, a fondo, è Grazia Marchianò, l'ultima moglie (Zolla fu sposato con Maria Luisa Spaziani, poi a lungo legato con Cristina Campo), anche lei orientalista e già ordinaria di Estetica all'Università di Siena. Conobbe Zolla nel '70, quando lui era segretario dell'Istituto Accademico di Roma, con lui percorse il tratto di strada più importante delle loro vite e dopo la morte di Elémire ha continuato a curarne la memoria con la pubblicazione di tutte le opere per Marsilio: «Io scelsi subito Cesare De Michelis, un italianista che aveva la stessa ampiezza di vedute di Zolla, poi però si dovette superare un piccolo dissidio con Roberto Calasso, che rivendicava il diritto sui suoi scritti...». Oggi, a venti anni dalla morte del marito, Grazia Marchianò organizza un convegno internazionale su «Il conoscitore di segreti: il lascito intellettuale di Elémire Zolla» all'Accademia Vivarium Novum di Villa Falconieri, a Frascati, donando alla stessa Accademia la grande biblioteca del marito, 300 casse trasportate qui dalla loro casa di Montepulciano con 9mila volumi divisi in sezioni disciplinari da capogiro: Simbologia, Letterature antiche e moderne, Etnologia, Antropologia, Sciamanesimo, Scienze religiose, Alchimia, Astrologia, Esoterismo... Più l'intera collezione oggi rarissima - della rivista Conoscenza religiosa e l'archivio privato: un centinaio di faldoni con quaderni autografi, fotografie, appunti preparatori per i libri e gli articoli giornalistici, ma purtroppo poche lettere («Aveva la strana idea che, una volta lette, non dovesse essere conservate»... e chissà cosa ci siamo persi).

Conoscitore di segreti, raccoglitore di scintille, maestro sì ma scomodo ancora un anno fa Piergiorgio Odifreddi, nel coccodrillo di Roberto Calasso, non ha risparmiato dure critiche a Zolla e a una certa deriva «antiscientifica» di Adelphi intellettuale a sé che intravide l'Eclisse dell'intellettuale... Chi fu davvero Elémire Zolla?

«Un pensatore di straordinaria ampiezza conoscitiva, che non pose mai barriere tra l'Occidente, l'Asia e i mondi indigeni. Un frequentatore di paesaggi trans-culturali poco frequentati in Italia, amico delle menti più originali della sua epoca, da Mircea Eliade a Giorgio de Santillana, una persona introversa caratterialmente ma apertissima, che si immergeva in ogni studio senza porre limiti alla volontà di documentarsi. Aveva una mentalità orientata alla conoscenza totale che abbatteva ogni confine linguistico o culturale ecco il suo lascito intellettuale più importante - del tutto controcorrente rispetto agli studi specialistici che da sempre caratterizzano la ricerca e l'accademica italiane. In una parola: Zolla fu un umanista dei tempi del Rinascimento, al pari di Nicola Cusano, di Marsilio Ficino, di Giordano Bruno...». A suo modo, anche lui, eretico.

Se c'è uno studioso che conobbe bene cosa significò battere strade diverse rispetto alla cultura egemone, soprattutto negli anni Settanta, quello fu Elémire Zolla, uomo che rifiutava ogni ideologia progressista, lo snobismo intellettuale di tanta sinistra, il materialismo dilagante, la società di massa e l'industria culturale omologata e omologante. «È vero: mio marito fu un intellettuale appartato, che studiava in autonomia, e per questo non sempre gradito ai protagonisti dell'élite che faceva opinione in Italia. Così come è vero che attraversò molte fasi, fra cui quella antimoderna, quando attaccò gli idoli della modernità difendendo i valori perenni della Tradizione, cosa che gli alienò molta parte dell'intellighenzia dell'epoca. Umberto Eco quando parlò di apocalittici pensava a Zolla, che certo non fu integrato come tutti gli altri. Ma non si può accusarlo di essere stato un reazionario. Infatti la sinistra laica e intelligente comprese sempre molto bene il valore di Zolla. Semmai fu certa destra che sbagliò a leggerlo. La sua posizione non fu mai quella della Reazione, ma quella della Tradizione, che peraltro non è mai singola. Meglio parlare di Tradizioni. Quella giapponese, quella coreana, quella europea...».

Sapiente, maestro che con i suoi libri ha reso meno scontata la cultura italiana, estraneo a qualunque tipo di adesione, a partire da quella politica. Ecco chi fu, prima di tutto, Elémire Zolla. Un uomo per il quale l'Oriente era molto meno lontano dall'Occidente di quanto siamo soliti percepire, e per il quale tutte le religioni hanno un valore. Non confessionale (la storia delle religioni non coincide con la spiritualità) ma perché attraverso la via religiosa ci si può avvicinare a una dimensione altra.

Quella che decise di frequentare e studiare.

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