Cultura e Spettacoli

Olivia vince, Billie perde e spunta un italiano

La vera sorpresa (per noi) è Francesco Turrisi con il miglior album folk del 2021

Olivia vince, Billie perde e spunta un italiano

No, niente temuti siparietti dell'ultimora di Kanye West. E nessun ceffone stile Will Smith, al massimo una gag (divertente) di Donatella Versace che strappa i vestiti identici di Dua Lipa e Megan Thee Stallion. I Grammy Awards dell'altra notte all'Mgm Grand di Las Vegas hanno confermato la vorace velocità dei trend musicali di questo periodo. Ad esempio, nel 2020 la regina era stata Billie Eilish con cinque statuette. Nel 2021 ne ha vinte due. E l'altra sera zero. La vera trionfatrice stavolta è stata Olivia Rodrigo, 19 anni, che ha vinto in tre categorie decisive o quasi: «Miglior album pop» (Sour), «Migliore performance individuale pop» (per Drivers Licence) e per la «Migliore artista emergente». Sarà lei l'osservata speciale per i prossimi mesi o almeno finché non confermerà il talento con un altro brano/disco di gran livello. Ormai, si sa, i ritmi sono incalzanti, via uno, dentro l'altro. Chi senza dubbio si merita il premio sono i Silk Sonic, ossia Bruno Mars e Anderson .Paak che hanno giustamente vinto le categorie «Record of the Year», per la «Canzone dell'anno» e per la «Migliore canzone R&B» con Leave the Door Open. E se il «Miglior Album» è di Jon Batiste (che in Italia merita di essere più valorizzato, ma è difficile che accada), senza dubbio Lady Gaga ha lasciato un segno non soltanto per il Grammy vinto per «Miglior album vocale pop tradizionale» con Love for sale ma pure per l'esibizione dal vivo in nome e per conto di Tony Bennett che ha 95 anni, è azzoppato dall'Alzheimer e non può più cantare. E se Billie Eilish ha comunque tenuto altissimo il proprio nome con un omaggio (dovuto, meritato) a Taylor Hawkins dei Foo Fighters morto pochi giorni fa per overdose, uno dei vincitori meno celebrati ma più significativi per noi italiani è Francesco Turrisi, torinese che vive a Dublino e che da ieri sera è sul trono del «Miglior album folk» per They're Calling me Home con Rhiannon Giddens.

Un altro «cervello in fuga».

Commenti