Oltre 60 milioni di vittime e perseguitati

Complessivamente, non meno di 60 milioni di persone subirono sotto la dittatura staliniana gli effetti della repressione

Oltre 60 milioni di vittime e perseguitati

Circa 800 mila funzionari furono fucilati fra il 1930 e il 1952. Negli stessi anni, circa 20 milioni di persone furono condannate alla reclusione in campi di lavoro. Nel medesimo periodo, non meno di 6 milioni di individui, principalmente kulaki, furono deportati. Mediamente, nell'arco ultraventennale del dominio di Stalin, un milione di persone all'anno furono uccise, imprigionate o deportate. Altre decine di milioni di persone furono arrestate, soggette a lunghi periodi di reclusione senza alcun capo d'imputazione, o licenziate dal posto di lavoro e cacciate dalle proprie case per essere imparentate con «nemici del popolo». Complessivamente, non meno di 60 milioni di persone subirono sotto la dittatura staliniana gli effetti della repressione. A questa cifra si devono aggiungere le vittime delle periodiche carestie, che solo nel biennio 1932-33 provocarono la morte di un numero di abitanti compreso fra i 5 e i 7 milioni.

Tutte le categorie sociali, a partire dai contadini, dovettero subire la repressione. Ma anche le minoranze etniche dello sterminato impero sovietico finirono a turno nel mirino. Negli ultimi anni di vita, Stalin si convinse che in ogni ebreo si nascondesse un agente segreto americano e l'antisemitismo di Stato divenne particolarmente aspro. All'inizio del 1948 Stalin fece assassinare l'attore Solomon Michoels, figura di spicco dell'intellighenzia ebraica.

Negli anni seguenti il processo al Comitato antifascista ebraico mieté altre vittime, e si concluse con un processo a porte chiuse celebrato tra maggio e luglio 1952. Tutti gli imputati, tranne uno, furono condannati a morte. Nel 1949, molti ebrei sovietici furono arrestati, licenziati dal posto di lavoro e fatti oggetto di disprezzo.

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