Cultura e Spettacoli

Ora aiutiamo il teatro vera fabbrica di civiltà

La pandemia mette a rischio una galassia di enti che dà lavoro a mezzo milione di persone

Ora aiutiamo il teatro vera fabbrica di civiltà

Artisti lirici, cantanti, coristi e vocalisti, maestri del coro, assistenti, suggeritori del coro, attori di prosa, allievi attori, mimi, attori di operetta, comici, fantasisti, soubrette, artisti del circo (acrobati, domatori, clown ecc.), suggeritori, generici e figuranti, presentatori, disc-jockey, animatori turistici, registi, aiuto registi sceneggiatori, adattatori, video-assist, direttori di produzione, ispettori di produzione, segretari di produzione, segretari di edizione, cassieri, organizzatori generali, location manager, responsabili di edizione e produzione, casting director, documentaristi audiovisivi, direttori di scena, assistenti (di scena e del doppiaggio), direttori d'orchestra, sostituti direttori d'orchestra, maestri di banda, compositori, concertisti, professori d'orchestra, orchestrali di musica leggera, bandisti, assistenti musicali, coreografi, ballerini e tersicorei, figuranti lirici, spogliarellisti, amministratori di formazione artistica, organizzatori teatrali, amministratori e segretari di compagnie teatrali, tecnici delle luci e di scena, maestranze teatrali, fotografi di scena, attrezzisti, costumisti, scenografi, bozzettisti, truccatori, parrucchieri, maschere, custodi, guardarobieri, addetti alle pulizie, impiegati amministrativi, autisti alle dipendenze di imprese dello spettacolo, operai dello spettacolo dal vivo, montatori, impiegati dipendenti dalle imprese di spettacoli viaggianti, direttori di compagnia, marionettisti. L'articolo potrebbe anche finire qui. Sono i mestieri (arrotondati per difetto) dello spettacolo dal vivo (sport escluso), di cui fa parte il Teatro.

Il Teatro è l'atto comunitario per eccellenza. Ed è un mondo, che comprende, a stare stretti, mezzo milione di italiani, ben più di una città come Firenze o Bologna, che poi diventa Milano se si includono le famiglie che ne dipendono. Ne fanno parte, oltre ad alcuni grandi teatri stabili, una galassia di enti, associazioni, fondazioni, cooperative, cooperative sociali, startup e un numero molto ampio di cosiddetti cani sciolti, che però sono il sale di questa antichissima, meravigliosa arte nata da riti di celebrazione agli dèi, dove il tema del sacrificio si legava indissolubilmente a quello della comunità umana attraverso la rivelazione di un segreto uscito dalla bocca di un dio. Una parola sacra, una liturgia (religiosa e laica) che unisce gli uomini in quel legame di fiducia da cui ha origine qualunque patto sociale, che spalanca la nostra umanità ferina a un'impossibile concordia.

Il Teatro è anche uno strumento educativo senza pari. Nelle scuole in cui esiste un buon corso di Teatro, i suoi effetti sono immediatamente visibili, perché la disciplina teatrale mobilita la persona nel suo insieme: memoria, parola, immaginazione, movimento del corpo, raziocinio, senso relazionale. Il Teatro è tutto questo, e va conservato e aiutato. Ma oggi il Teatro è in pericolo. Il sistema teatrale è povero: è probabile che tutto il Teatro italiano costi come una squadra di serie A, e a differenza del calcio si svolge prevalentemente in sale chiuse, e già sappiamo che queste sale saranno le ultime a riaprire dopo l'emergenza Covid-19. Si parla di dicembre - se andrà bene. Se i grandi enti teatrali riusciranno a varcare il guado, c'è però tutto un mondo che rischia di non farcela, e questo finirà col danneggiare anche quei pochi grandi.

Perciò è necessario che il Teatro viva, che il mestiere del Teatro non corra il rischio di perdersi in un passatempo o, al massimo, in un dopolavoro. Dopo mesi passati appesi agli schermi dei nostri computer, forse apprezzeremo meglio l'enorme valore civile di gesti semplici come l'uscir di casa la sera, indossare l'impermeabile se piove, prendere la macchina, raggiungere la zona del teatro, cercare un posteggio (impresa titanica), spendere quindici, venti, trenta euro per vedere uno spettacolo che forse non ci piacerà nemmeno. Ma uscire, andare, incontrarsi, essere in cinquanta, cento, cinquecento, mille a guardare la stessa cosa, approvare, disapprovare, applaudire, magari anche fischiare - tutto questo non ha prezzo.

Sosteniamo il Teatro: quello grande e quello piccolo, quello (relativamente) ricco e quello (veramente) povero, perché è un'unica realtà, un'unica non sostituibile fabbrica di civiltà.

Commenti