Cultura e Spettacoli

Palma d'oro alla carriera a Bellocchio

Oltre all'omaggio al grande regista, molti film italiani alla Croisette

Palma d'oro alla carriera a Bellocchio

Si rinforza al cinema l'asse europeista di Mario Draghi: se il premier spinge per portare a Roma gli Europei di calcio, soffiando la finale all'Inghilterra della Brexit, il Festival di Cannes, aperto dal 6 luglio, ribadisce il suo amore per il Belpaese. Farcendo il suo programma di film tricolore. Era ora che il nostro più stimabile maestro, l'81enne Marco Bellocchio, regista di Vincere e de Il traditore, ricevesse la Palma onoraria per la carriera, nella serata finale alla Croisette, il 17 luglio. «Non ho un minuto di tempo: sto girando e ho i secondi contati. Sono felice, però», dice al Giornale Bellocchio, che nella sezione Cannes Prémiere presenterà il suo atteso film Marx può aspettare. Un lavoro personale sul suicidio del fratello gemello di Marco, Camillo, che si tolse la vita prima di compiere trent'anni. E che adesso diventa un'indagine dolorosa. Una sorta di docufilm tra estratti delle opere di Bellocchio e conversazioni con persone vicine al suicida. Ancora e sempre I pugni in tasca, dunque. Perché è nel tarlo familiare il nucleo fondente del «bellocchismo», stile e maniera consoni ai cugini d'Oltralpe. Era il 27 dicembre 1968 (e quale altro anno, se no?), quando Camillo Bellocchio si uccise. Marx può aspettare fu l'ultima frase rivolta dal gemello defunto al regista, il quale anche stavolta mescola storia personale e Storia universale, nel mix di un'arte introspettiva e comunicativa tutto suo. Ci volevano 80 primavere per farla finita con l' ideologia marxista, messa in secondo piano da Camillo, che di vivere non se la sentiva.

«Siamo orgogliosi di premiare Marco Bellocchio, uno dei grandi maestri del cinema italiano», dice Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes. Dove la pattuglia italiana, dopo un anno di pausa, si presenta in forma.

L'attendismo di Nanni Moretti lo ripaga col concorso: il suo Tre piani, con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini e Nanni stesso, sfila sulla Croisette raccontando di tre famiglie che vivono in un palazzo borghese. I personaggi s'incontrano e si scontrano, in apparente quiete condominiale. E colpisce il tormentone online, lanciato da Moretti in chiave pop la canzone di Mahmoud Soldi, soldi, qui ha un suo perché, mentre il regista aggiusta il cravattino da smoking -, per sfatare la propria aura da irraggiungibile icona «dem». Pure Jonas Carpignano, quattro anni fa a Cannes con A Ciambra, fa focus sulla famiglia con A Chiara ( alla Quinzaine des Réalisateurs), dove una quindicenne s'interroga sul perché il padre abbia abbandonato i suoi, dopo la festa per il 18esimo compleanno della figlia maggiore.

Famiglie, io vi odio? Macché. Il fiorentino Haider Rashid (papà iracheno, mamma italiana) presenta Europa, sempre nella Quinzaine, dove la Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi portano il documentario Futura, con i giovani italiani a raccontarsi. Mentre Re Granchio di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis e Piccolo corpo di Laura Samani esplorano terre contadine. Terra, famiglia, Italia.

A Cannes.

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