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Perché l'autore non può vendersi anche a Milano?

di Luigi Mascheroni

Sul prossimo Salone del Libro si sono dette parecchie cose, ma nulla di certo. Si sa solo che saranno due. Lo storico Salone del Lingotto a Torino, e una nuova fiera a Milano-Rho (il cui nome è ancora segreto, però sarà italiano e unirà l'idea della lettura con l'indicazione milanese: forse «LeggiMi»?). Per il resto non si è capito ancora bene cosa farà uno e cosa l'altro. Probabilmente faranno la stessa cosa. E probabilmente la faranno a distanza di una settimana uno dall'altro, in primavera. Non si sa neppure quali e quanti editori seguiranno solo l'uno, e quali e quanti solo l'altro, e chi tutti e due (la maggior parte degli editori probabilmente). Comunque, dopo che hanno parlato editori grandi e piccoli, politici, ministri e assessori, ieri hanno parlato anche gli scrittori. Anzi, lo Scrittore. Su Repubblica Alessandro Baricco ha detto che nella disfida tra i Saloni vincerà Torino, perché Torino rappresenta la tradizione, perché Torino è nel cuore e nella mente di chi opera nel mondo dei libri, perché la fiera di Milano-Rho sarà un puro fatto commerciale, una cosa senz'anima eccetera eccetera... Ma non è questo il punto. Il punto è che Baricco lancia (da Scrittore con la maiuscola) una specie di appello (agli scrittori con la minuscola) per disertare il Salone di Milano. E si dice certo che la gran parte degli autori non ha alcuna voglia di andare a Rho. Ecco. Forse gli scrittori non hanno voglia di andare a Rho, ma devono andarci (parliamo degli scrittori con la minuscola; i pochissimi con la maiuscola non ne hanno bisogno). Devono andarci per farsi vedere, per far vedere il proprio libro, per venderlo, per promuoversi, per andare sui giornali... Perché glielo chiede, fortemente, l'editore. Gli scrittori, nel migliore dei casi, non sono così autolesionisti da stare a casa, e nel peggiore sono troppo puttane per non andare al Salone. E hanno ragione. Il libro è anche una merce, e va venduto. Perché chiedere agli scrittori di fare i puri? L'unico motivo in grado di superare l'appello «ideologico» è quello economico. Gli intellettuali firmano così tanti appelli solo perché sono gratis. Ma se devono perderci copie fanno finta di non avere sentito.

Gli scrittori ormai vanno dappertutto, a qualsiasi festival, si sottopongono a veri tour de force per la Penisola, tra poco presenteranno i propri libri porta a porta. Come puoi chiedergli di rinunciare a un nuovo (grande) Salone, a Milano per di più, la piazza più ricca e più importante dell'editoria? Lo puoi fare solo sei perfido. O sei Baricco.

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