Un posto a teatro

L'avversario di Emmanuel Carrère rimane, a vent'anni di distanza dalla pubblicazione, un pilastro narrativo che ha dato all'analisi dell'alienazione sociale un contributo fondativo pari a quello di A sangue freddo di Capote. Ecco perché trovare un punto di vista che ne estragga nuova linfa è arduo. Ci sono riusciti gli attori di Invisibile Kollettivo, Nicola Bortolotti, Lorenzo Fontana, Alessandro Mor, Franca Penone, Elena Russo Arman, che riportano nei cartelloni estivi una «lettura scenica» - ma si sfiora l'allestimento completo - che, pur nella fedeltà allo scrittore francese, si prende felicemente la libertà di circoscrivere la rappresentazione a uno tra tutti i coni di luce del testo. La storia è nota: il 9 gennaio 1993, a Prévessin-Moëns, Francia orientale, Jean-Claude Romand uccide moglie, figli e genitori e tenta il suicidio. Da diciotto anni usciva di casa come se il mondo lo attendesse. Ma carriera e curriculum da medico sono una menzogna: Romand passa il tempo in auto o in luoghi improbabili, preda di un delirio che termina in tragedia quando teme di essere scoperto. Lo spettacolo scansa l'ego del carnefice in favore di un tempo «altro»: quello delle vittime.

Nella moltitudine delle voci di questo comprimari, una domanda sospesa: come ha potuto esploderci tra le mani il fattore umano, come abbiamo potuto vivere accanto a un mostro? Ne risultano 70 minuti rivelatori sull'identità e la maschera, sull'estremismo delle aspettative e l'incurabile ambiguità della narrazione. Più teatro di così...

L'AVVERSARIO Milano, Elfo Puccini, dal 17 al 28 giugno. Da autunno in tournée.

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