Cultura e Spettacoli

Potere, ricatti e femminismo. Kasia Smutniak è "Domina"

L'attrice nella serie di Sky e Now si cala nel ruolo di Drusilla, moglie di Augusto e vera "imperatrice"

Potere, ricatti e femminismo. Kasia Smutniak è "Domina"

No, certo. Non è il caso di prenderla ad esempio per le nostre figlie, né come paladina dei diritti delle donne e neppure come proto-femminista. Però la vicenda umana e politica di Livia Drusilla, la potente e amata moglie (per 51 anni) di Augusto, primo imperatore romano, rappresenta un inno alla forza, al desiderio di riscatto, alla capacità di sopravvivenza e alla volontà di affermazione femminile. Perpetrata anche con il ricatto, la violenza, l'inganno, la furbizia, la manipolazione, ma del resto siamo nell'Antica Roma, dove le donne non avevano potere né voce, ma trovavano comunque un modo per farsi valere.

Raccontare la storia di quell'epoca con lo sguardo delle donne è il tema della nuova serie Sky, intitolata appunto Domina - L'imperatore più potente di Roma è una donna, da venerdì su Sky e Now con tutti gli otto episodi disponibili insieme. Un punto di vista scovato e voluto per continuare a pescare nel redditizio filone dell'Antica Roma (dopo Spartacus e Rome), offrendo però una prospettiva diversa. E nel contempo far conoscere una figura così importante e poco raccontata. Domina-Livia è impersonata da Kasia Smutniak (Nadia Parkes nel ruolo da giovanissima): allevata da un padre premuroso, che le inculca l'amore per la Repubblica, finisce per sposare Gaio Ottaviano, futuro Cesare Augusto, assassino del proprio padre, per proteggere se stessa e i figli del primo matrimonio.

Con la sua intelligenza, determinazione e bellezza, riesce a trasformarsi non solo nella moglie dell'Imperatore ma anche in potente consigliera e a influenzare le sorti della politica romana nonché a garantire al figlio di primo letto Tiberio la successione.

Accanto alla Smutniak, un cast internazionale come consueto in una co-produzione, da Matthew McNulty nei panni dell'Imperatore, a Liam Cunningham nel ruolo del padre di Livia a Claire Forlani in quello di Ottavia, sorella di Gaio a Isabella Rossellini che interpreta la matrona Balbina.

Insomma, in questa serie non ci sono solo sangue, sesso e intrighi, che comunque abbondano, ma anche una ricostruzione della famiglia e della società romana. La mano anglosassone nella sceneggiatura è molto forte, condita però dall'accuratezza delle ricostruzioni scenografiche, ambientali e dei costumi (è stata girata a Cinecittà) delle maestranze italiane. «Il palcoscenico principale - spiega lo sceneggiatore Simon Burke - non è il Foro o l'aula del Senato o i campi di battaglia, ma è la domus, le camere da letto dove erano le donne a comandare e a guidare gli uomini».

Non è facile, come in tutte le serie, mantenere l'equilibrio tra la verità storica e la fantasia. Anche perché la storia è stata scritta dagli uomini, per gli uomini, con gli occhi degli uomini. «Abbiamo cercato di mantenerci fedeli alle fonti - spiega la regista Claire McCarthy (recitare in latino lo avrebbe reso più credibile, ma di difficile distribuzione) - introducendo alcuni personaggi inventati come Antigone, la schiava-amica di Livia, per rendere più interessante il racconto». Ma, in ogni caso, per alcuni aspetti storici ci si deve fermare alle teorie. «La nostra ricostruzione - spiega ancora Burke - è basata sui perché di due grandi teorie del complotto, che rimettono in discussione le convenzioni storiografiche. La prima: che Livia sia stata la mente politica dietro all'ascesa al potere di Augusto. La seconda: che abbia lei stessa orchestrato tale presa di potere non già al fine di mettere sul trono suo figlio Tiberio, come di solito tende a presupporre la storiografia, bensì per restituire quel potere al Senato romano.

Tutto ciò colloca Livia al centro, oltreché della Storia stessa, anche del nostro sviluppo drammatico». Il regista tiene anche a sottolineare la contemporaneità delle vicende di Cesare Augusto e Drusilla, nella nostra epoca dove si sono messi in «discussione i pilastri della democrazia come successo nell'America di Trump».

Per la Smutniak realizzare una serie di questo tipo è importante perché «i diritti delle donne ancora oggi sono calpestati in tante parti del mondo, dove le donne sono date in sposa a 13 anni e usate come oggetti per la riproduzione e certe conquiste ottenute da donne come Livia Duemila anni fa sono state cancellate». Certo, se gli strumenti adottati dalla moglie di Augusto non sono i più «ortodossi» per ottenere giustizia e affrancamento sociale, del carattere di Drusilla a Kasia piacerebbe avere «la forza e la determinazione». E se lei non è una grande appassionata dell'Antica Roma, le piace invece studiare la Seconda Guerra Mondiale perché «essendo nata e cresciuta in Polonia, ha respirato quella tragedia».

Domina è prodotta da Sky Studios, Fifty Fathoms e Tiger Aspect Productions, con Cattleya nel ruolo di executive production.

Eccellenze italiane: per i costumi Gabriella Pescucci e per la scenografia Luca Ranchino.

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