di Valeria Braghieri
Essì che ci avranno anche studiato. Ce le immaginiamo le riunioni con gli esperti, gli autori, le ricerche di mercato, ormai stropicciate dalla nevrotica consultazione, nella mano tesa del responsabile del palinsesto. Non deve essere stato uno scherzo mettere a punto un intero canale che interpretasse dei maschi ciò che nemmeno i maschi sanno di loro stessi. «Potremmo aggiungere un po di viaggi avventurosi... e un po di telefilm gialli... sì, e poi ovviamente qualcosa sui motori... e poi, e poi...».
Mesi, forse anni, per cercare di rosicchiare le diffidenze del pubblico più abitudinario, scettico e monocorde. Per poi partorire questo: una cornucopia di troppe offerte rispetto alla capacità attentive (degne di una farfalla) del maschio. Leggendo la ridda di format offerti di «Dmax» ci è venuto il sospetto che i responsabili del nuovo canale non volessero tanto rivolgersi agli uomini, quanto crearne di nuovi. Facciamo i nostri migliori auguri alla nuova creatura di Discovery Networks ma non conosciamo un solo uomo che si guarderebbe un canale pieno di tanta buona volontà. Conosciamo piuttosto uomini che riescono a rimanere immobili davanti a canali monotematici di calcio, o di tennis, o di golf (o di film porno) per ore. Partite e match e commenti senza soluzione di continuità. Discussioni sfinenti sulla traiettoria di una palla e poi chili di parole sulla traiettoria della palla. Per vedere come commentano Inter-Milan, per sentire lennesima intervista a un calciatore che: o si compiace di come ha giocato, o si dispiace di come ha giocato. Tertium non datur.
Ci rincresce per quelli di Discovery, ma gli uomini non ce lhanno limmaginazione adatta per un canale fatto di più offerte.
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