Se il cinema e la tv a braccetto in Laguna non si odiano più

La rassegna si apre ai colossi dello streaming e alle grandi serie come «L'amica geniale»

Se il cinema e la tv a braccetto in Laguna non si odiano più

Cinema e televisione: estraendo dalla tasca lo smartphone - che oggi incorpora il cinema da fare e la televisione da vedere - viene da pensare che ormai, come tecnologia e come fruizione, siano due media superati dallo streaming. Un sistema di trasmissione che ha il primo (il cinema) come oggetto e la seconda (la tv) come supporto. Eppure mai come ora cinema e televisione restano il nostro flusso quotidiano ininterrotto. Come si può vivere, oggi, senza storie e senza immagini?

Mostra di un'arte che mette in immagini le storie al tempo della post-televisione, il festival di Venezia che smarcandosi intelligentemente da Cannes accoglie al Lido film e serie tv prodotte dalle major dello streaming - prova a riflettere sull'ambiguo rapporto, centralissimo oggi, tra due mezzi che da sessant'anni si attraggono, respingono, influenzano, vampirizzano. E lo fa - tra grande schermo e schermi trasparenti, fotogrammi e semiquadri, emulsione fotografica e pixel ospitando in una sezione chiave della Mostra («Venezia Classici-Documentari sul Cinema») un lavoro molto particolare che, parlando del cinema di ieri, ci fa capire molto bene quello di domani. Ciak, va in onda il doc 24/25 Il fotogramma in più, diretto da Giancarlo Rolandi e Federico Pontiggia, che racconta la trasformazione cinetelevisiva dell'Italia, da Lascia o raddoppia? alla smart tv, partendo proprio dalla differenza di stato fra i 24 fotogrammi al secondo della ripresa cinematografica e i 25 della trasmissione televisiva. 24/25: una differenza che costituisce l'identità dei due mezzi e, insieme, è il codice binario dell'homo videns.

Saccheggiando le sontuose Teche Rai e scegliendo come guida un regista da Oscar con il debole della tv, Giuseppe Tornatore, 24/25 Il fotogramma in più (che passerà il 7 settembre alla Mostra) ripercorre le relazioni pericolose tra i due litiganti/amanti, il cinema e la tv, da Le miserie del signor Travet (di Mario Soldati, il primo film in assoluto trasmesso dalla Rai: il 3 gennaio 1954) all'irresistibile Guglielmo il dentone, episodio del film I complessi del 1965 (in cui Alberto Sordi interpreta un giornalista dalla dentatura prominente che aspira a diventare lettore del tg della sera, profetizzando ciò che i reality avrebbero inverato: belli e brutti, in tv vogliono entrare tutti...), da La terrazza di Ettore Scola (1980, anni di cinema impegnato e di televisioni libere) a Sogni d'oro di Nanni Moretti (vi ricordate il grido del presentatore Giampiero Mughini? La volgarità purtroppo ha trionfato ancora una volta! che anticipava, nel 1981, tanta trash tv di oggi), da FBI - Francesco Bertolazzi investigatore, serie tv con Ugo Tognazzi creata nel 1970 da Age&Scarpelli al Pinocchio di Comencini (quando il cinema in tv si chiamava sceneggiato e faceva 22 milioni di spettatori a puntata)... E lo fanno, i due critici-documentaristi di 24/25, con uno sguardo insieme nostalgico e di forti aspettative. Nostalgico perché sanno che parlare di cinema e tv mentre lo streaming sta rivoluzionando tutto, significa parlare di qualcosa che è ormai è un passato prossimo, o al massimo un presente imperfetto. Di forti aspettative perché non è affatto vero che la televisione vive di cinema e il cinema muore di televisione; ma che entrambi, se si sono indeboliti come contenitori, si sono rafforzati come contenuti. Cambia solo il modo, ma continuiamo a vedere film meravigliosi che vivono nuove vite in tv, e serie tv altrettanto meravigliose che danno nuova vita al grande cinema. Come accade a Venezia, tra divi del cinema e serie tv planetarie, tra tv d'autore e film blockbuster.

E così, mentre al Lido ieri è stata inaugurata, e siamo già al secondo anno, la straordinaria sezione dedicata alla Realtà virtuale (altro ibrido mediatico che si nutre di cinema e tv) e mentre l'evento speciale più atteso è la masterclass (il 31 agosto) in cui Spike Lee (regista premio Oscar, autore di serie tv, documentari e videoclip) parlerà delle innovazioni creative che stanno guidando cinema e tv verso un futuro altro, i colossi dell'home entertainment dettano l'agenda della Mostra: Netflix porta qui cinque film (fra cui tre in concorso, e uno, quello dei fratelli Coen, in odore di Leone d'oro) e in più ci regala, montato per la prima volta, un capolavoro perduto del cinema, L'altra faccia del vento di Orson Welles. Amazon competerà nella sezione ufficiale con Suspiria di Luca Guadagnino, oltre a presentare il nuovo film di Mike Leigh. Mentre HBO, dopo aver incantato Venezia nel 2016 con The Young Pope di Sorrentino (poi visto sulle tv di mezzo mondo), porta l'attesissima anteprima della serie tv L'amica geniale diretta da Saverio Costanzo ispirata alla saga letteraria di Elena Ferrante. Alcuni la vedranno qui a Venezia, il primo settembre, sul grande schermo.

Moltissimi altri sul piccolo, in televisione, quando andrà in onda a novembre su Raiuno. Tutti la condivideremo, commenteremo, replicheremo sui nostri smartphone. Che è quella cosa con cui ci portiamo in tasca uno schermo e una telecamera. Il cinema e la tv, appunto.

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