“Seconda linea” deve trovare una linea

Il nuovo programma di attualità di Raidue

“Seconda linea” deve trovare una linea

In effetti gli spettatori sono rimasti spiazzati. Però non dalle domande, dai temi o dagli scoop “spiazzanti” come era nelle intenzioni dichiarate, piuttosto da una certa confusione che regnava nello studio. E, abbastanza in fretta, hanno preso il telecomando e girato canale. “Seconda linea” è partito ieri (giovedì 2 ottobre) su Raidue con il piede sbagliato: cercando a tutti i costi di realizzare un programma di approfondimento nuovo o perlomeno diverso dagli altri, “leggero e pensante”, si è finiti per mischiare tanti elementi senza capo né coda. Non c’era un tema - almeno evidente - di partenza né una linea guida che unisse tutta la puntata. Né un ruolo chiaro dei due conduttori Francesca Fagnani e Alessandro Giuli. L’idea iniziale di avere due giornalisti con punti di vista diversi (questo si era capito dalla presentazione alla stampa) non si è concretizzata. Se avessero almeno giocato a fare quella di sinistra e quello di destra (come sono personalmente), magari il risultato sarebbe stato un po’ più avvincente. Comunque, quella di giovedì era la prima puntata, ci sono il tempo e la possibilità di rimediare: tante trasmissioni di attualità (come “Ballarò”) iniziarono con un’accoglienza tiepida da parte del pubblico. Urge trovare un collante tra i diversi spazi: anche momenti
interessanti come il boss Savastano di “Gomorra” (Fortunato Cerlino) che parla dall’Inferno si perdono nei dibattiti che seguono slegati dal tema trattato.
La contaminazione tra alto e basso, tra varietà e informazione, tra pop e cultura, tra spettacolo ed economia, è veramente difficile da realizzare. Così gli ospiti, assolutamente di prima linea, si sono trovati un po’ spiazzati: Paolo Bonolis che ha aperto la serata ha cercato di rispondere a tante domande affastellate, poi messo a dialogare con Carlo Cottarelli ha posto la vera questione all’ex commissario per la Spending Review sul perché fosse stato mandato via dal suo incarico. Neppure una mente come quella di Piergiorgio Odifreddi è potuta brillare nel classico dibattito da talk show. Finale con una tavola di Milo Manara e un riferimento a D’Annunzio che in pochi avranno compreso, ma questo non importa. La puntata è stata vista solo da 419.000 spettatori per l’1,95 per cento di share.
In passato, in tanti hanno provato a realizzare uno spazio di approfondimento sul secondo canale dopo l’uscita di scena di Santoro, e in effetti in pochi ci sono riusciti. Tra questi Nicola Porro con il suo “Virus” che ha tentato con successo la strada di un talk non rivolto solo a sinistra, ma aperto anche alle idee liberali e di centro destra. Sono seguiti altri tentativi tra cui “Nemo” e “Servizio Pubblico”.

Obiettivo che dovrebbe, nelle intenzioni, stare anche alla base di questo nuovo esperimento. Il direttore di Raidue, Ludovico Di Meo, ha promesso che darà tempo al programma per crescere.
Intanto, c’è una settima per rimettere insieme i pezzi…

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