Sesso, droga e psicofarmaci. Quando il potere è tossico

Da Hitler a Kennedy passando per Mao: i potenti della terra erano spesso schiavi di medici-spacciatori

Sesso, droga e psicofarmaci. Quando il potere è tossico

Se è vero che, nelle democrazie parlamentari, «il potere logora chi non ce l'ha» (copyright Giulio Andreotti), questo non accade dove chi ha il potere deve comandare sul serio, come avviene nelle dittature e nelle repubbliche presidenziali. Sarà perché, come dimostra la gerontocrazia al potere in Italia, nei regimi parlamentari si tira spesso a campare, badando soprattutto a non logorarsi, la musica cambia quando, sia per senso di responsabilità sia per interessi personali, bisogna governare davvero, e allora il governante viene logorato, eccome! Questa, almeno, è la conclusione a cui si arriva leggendo l' avvincente saggio di Tania Crasnianski Il potere tossico. I drogati che hanno fatto la storia, appena pubblicato da Mimesis (pagg. 240, euro 18), che svela la smodata passione per le droghe comune a molti statisti del secolo scorso, che nutrivano, inoltre, un'incondizionata fiducia nel proprio medico personale.

Scopriamo, infatti, che tutti i capi di Stato più importanti del Novecento hanno avuto al loro fianco un'ombra potente, il loro terapeuta, che aveva l'obbligo di farli resistere alle enormi pressioni imposte dal loro ruolo. Il problema è che, molto spesso, il medico oltrepassava il suo ruolo per diventare il confidente più fidato e il collaboratore più prezioso del Principe; in alcuni casi, come in quello di Adolf Hitler e soprattutto di J.F. Kennedy, lo specialista era disposto, addirittura, a diventare uno spacciatore di sostanze stupefacenti, oppure, come nel caso di Mao, si trasformava in procacciatore di giovani vergini da sacrificare all'insaziabile lussuria del grande Timoniere.

Nei vari capitoli scorrono i nomi di Lord Moran, Georg Zachariae, Theo Morell, Max Jacobson, Vladimir Vinogradov, Li Zhisui, personaggi che non dicono nulla neppure al lettore colto e appassionato di storia, pur essendo coloro che hanno incoraggiato, protetto o nascosto il lato debole, anzi oscuro, di Churchill, Mussolini, Hitler, Kennedy, Stalin e Mao, che in questo libro appaiono come dei deboli dipendenti da droghe, alcol e sesso, offuscati dall'ineludibile servilismo del loro cerchio magico.

Capitati per caso nelle stanze dei bottoni, quasi tutti i medici dei potenti non hanno resistito a scrivere un diario, che, sepolti i loro illustri pazienti, hanno impudicamente pubblicato. Hitler, dopo Stalingrado, sprofonda nella tossicodipendenza da anfetamine. Peggio di lui è J.F.Kennedy, tanto che il suo spacciatore pardon, medico- Max Jacobson, alla fine verrà radiato dall'albo. Di Winston Churchill viene confermata la dipendenza dall'alcol, a cui affianca spesso e volentieri abbondanti dosi di antidolorifici e sedativi che ne aumentano il disturbo bipolare. Mussolini, invece, per il suo medico, affiancatogli dal Fuehrer per controllarlo meglio, anche nei tragici giorni della disfatta rimane, «un uomo straordinario», al quale è bastato cambiare regime alimentare per tornare in forma. Stalin è l'incarnazione del dispotismo orientale, sanguinario e propenso a sbalzi di umore che l'abbondanza di vodka rende letali per chi gli si trovava intorno. Pétain è, ancora in età avanzata, dipendente dalle belle donne, mentre Franco non sa resistere ai peccati di gola, e, malato di Parkinsion, eccede in dopamina.

Indifferente, infine, a qualsiasi moderazione è Mao, la cui totale noncuranza verso le più elementari regole di igiene si unisce a un irrefrenabile appetito sessuale, sostenuto da un abbondante uso di afrodisiaci e sostanze psicotrope.

I figli dei fiori, con la rivoluzione psichedelica, insomma, non hanno inventato nulla; l'immaginazione, o meglio, l'allucinazione, al potere c'era già stata: sesso, droga e Demerol!

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