Anche il Signore degli Anelli si piega al politicamente corretto

La serie tv che "riporta" in vita il mito de Il Signore degli Anelli è attesa su Amazon il 2 settembre ma fioccano già critiche e polemiche. Tutta colpa del politicamente corretto

Anche il Signore degli Anelli si piega al politicamente corretto

È stata una tra le saghe cinematografiche più celebri e redditizie degli ultimi venti anni. Prima ancora è stata un’opera della letteratura fantasy, scritta da Tolkien, che è considerata il più grande romanzo epico del ventesimo secolo. Peter Jackson, era il 2001, ha portato al cinema tutta la magnificenza de Il Signore degli Anelli in una trilogia di film – La compagnia dell’anello, Le Due torri e Il ritorno del Re – che ancora oggi è uno dei progetti più ambiziosi mai realizzati per il cinema, costato ben 281 milioni di dollari e ben 8 anni di lavoro. Ha vinto 17 premi Oscar, superando il record del Titanic che ha sfiorato le 11 vittorie. Da questo grande successo, e in tempi molto recenti, è stata realizzata una trilogia prequel, intitolata Lo Hobbit che ha arricchito ancora di più l’universo della saga. Ora Il Signore degli Anelli diventa una serie tv per Amazon Prime Video. E prima ancora di vedere gli episodi in streaming, i fan storici e la comunità del web sono in rivolta. Su Il Signore degli Anelli pende l’accusa di "troppa inclusività".

Il prossimo due settembre è previsto il debutto della serie tv, dal titolo Gli Anelli del Potere, che sarà disponibile in ben 240 Paesi al mondo. Un progetto ambizioso e costosissimo. Si dice che fino ad ora siano stati spesi più di un miliardo di dollari e il budget supera persino quello utilizzato da Il Trono di Spade. Un vero e proprio kolossal a puntate come non si vedeva da tempo e, di fatto, è molto atteso dai fan della saga. Ma, polemiche a parte, sulla serie tv de Il Signore degli Anelli c’è ancora un alone di mistero. Se sarà un successo? E’ ancora presto per dirlo. Sicuramente, fin da questo momento, sta facendo molto rumore.

Nuove avventure nella Terra di Mezzo. Di cosa parla la serie tv?

Tutto l’universo di Tolkien rivive in una saga televisiva di grande impatto visivo. La serie tv è stata annunciata nel 2017 ma, prima di trovare la giusta direzione creativa, ha dovuto subire tanti cambi di sceneggiatori e alla regia. Il primo ciak in Nuova Zelanda durante le fasi più accese della pandemia. Nonostante le restrizioni, i lavori sono continuati senza nessun tipo di interruzioni perché, sia il cast che la crew, hanno lavorato spalla e spalla e chiusi in una sorta di bolla, senza interagire con nessuno all’estero. Per ora, si dice, che siano pronti solo i primi tre episodi della durata di un’ora e venti ciascuno. Così da introdurre degnamente le vicende.

Non sarà un sequel al film di Peter Jackson né tantomeno a Lo Hobbit, ma esplorerà la Seconda Era della Terra di Mezzo in un racconto che racconterà il mondo di Tolkien ancora prima della forgiatura degli Anelli e ancor prima dell’ascesa dell’Oscuro Signore. Si focalizzerà sull’epica storia di Nùmenor e dell’Ultima Alleanza tra Elfi e gli Uomini. Come i precedenti lavori, anche la serie tv sarà legata alla saga letteraria, affondando a piene mani ne Il Silmarillion, opera postuma dell’autore, che regala una forma estesa di tutte le Ere della Terra di Mezzo. È definito, infatti, un romanzo mitopoietico dove si intrecciano temi mitologici insieme alla grande tradizione del fantasy. Da Amazon Prime e dalle prime sinossi trapelate in rete, la serie viene descritta come “un epico viaggio leggendario in un mondo esile, pieno di storia, di magia e di mistero”.

Il trailer di sessanta secondi che è stato presentato dopo il SuperBowl

Nel giorno di San Valentino è stato diffuso in rete – e prima ancora durante il SuperBowl americano – un breve trailer della serie tv che, finalmente, mostra le prime immagini de Gli Anelli del Potere. Con un look molto crepuscolare, il pubblico viene subito proiettato nella Terra Di Mezzo, in un’epoca di magia e superstizione e in cui si respira l’aria di una guerra con le forze oscure del male. Poche le immagini presentate in questo trailer lungo appena mezzo minuto, ma sono state sufficienti per aprire una discussione sulla serie tv.

I giornali di settore si sono stati spaccati in due. C’è chi ha apprezzato molto questa nuova visione e chi invece, come Esquire, in una news di lancio ha etichettato come "brutto" il primo trailer della serie tv. Sicuramente è presto per poter giudicare, ma dalle prime immagini, ci si trova di fronte un prodotto molto avveniristico e che potrebbe creare un ponte tra piccolo e grande schermo.

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Cosa c’è da aspettarsi da Gli Anelli del Potere?

Le serie tv, nonostante tutto, non parte sotto il più roseo auspici. Non è affatto facile compattare e suddividere in episodi tutto l’universo idealizzato da Tolkien, un mondo con le sue regole ben definite. Proprio per questo motivo Gli Anelli del Potere ha il compito di essere uno show coerente, plausibile e per nulla controcorrente. E, secondo le prime immagini, pare che questo particolare sia stato disatteso. Certo, con un budget così cospicuo ci si aspetta una serie di ampio respiro e che possa miscelare il fantasy e l’epica senza che i due universi possano cozzare tra di loro.

Un elfo di colore e così scoppia la polemica social

E fin da ora sono già fioccate le prime critiche, arrivate dopo la condivisione del trailer. Le polemiche si rivolgono a un’eccessiva inclusività della saga, dato che per inseguire l’onda del politicamente corretto ha inserito nella storia diversi personaggi di colore, assenti dalla storia originale di Tokien. I commenti maggiori si sono riversati su Ismael Cruz Cordova che nello show interpreta Arondir, un giovane elfo. L’attore portoricano, primo uomo di colore a interpretare un elfo, non è andato giù ai fan della saga perché "regalerebbe un’immagine sbagliata alla storia che l’autore non avrebbe apprezzato". I toni sono stati molto accessi. Una polemica che ha coinvolto anche Sophia Nomvete, scelta come la principessa dei nani.

Sulla questione è scesa in campo Lindey Weber, una delle produttrici, che in un’intervista rilasciata a Vanity Fair ha difeso la scelta di introdurre un rappresentante della comunità portoricana nella serie. "Ci sembrava naturale che un adattamento dell’opera di J.R.R.

Tolkien riflettesse l’aspetto che ha il mondo oggi – rivela-. Tolkien è per tutti. Le sue storie sono su razze inventate che danno il loro meglio quando lasciano l’isolamento delle loro culture e uniscono le forze. Perché le persone si dovrebbero sentire minacciate?"

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