Cultura e Spettacoli

"Sono tornata al giornalismo. E ora, scusate, non sloggio"

L'ex presidente Rai è ripartita con il programma "Sette Storie". E risponde all'attacco di Costanzo

Monica Maggioni a un convegno a Borgo La Bagnaia (Siena)
Monica Maggioni a un convegno a Borgo La Bagnaia (Siena)

Non ha fatto in tempo a tornare in video che subito uno dei padri del giornalismo televisivo italiano l'ha duramente rimproverata e le ha chiesto addirittura di sloggiare. Monica Maggioni, che sulla sua strada (carriera fulminante, da precaria a inviata Rai, e poi ai vertici aziendali) di nemici ne ha incontrati tanti, mai si sarebbe aspettata lo sfogo di Maurizio Costanzo. L'inventore del talk show che conduce su Raiuno il lunedì a tarda ora S'è fatta notte, in onda in coda a Sette Storie, il nuovo programma della giornalista, ha sbuffato: «La Maggioni dura troppo, finisce tardi e mi lascia pochissimo pubblico. Cerchi di essere più breve o meglio cambi rete e giorno». Apriti cielo. Interventi ai massimi livelli e dopo qualche ora scuse di Costanzo.

Immaginava un'accoglienza del genere al suo ritorno al giornalismo attivo dopo anni da dirigente (presidente Rai e poi ad di RaiCom)?

«Devo dire che ci sono rimasta male. Soprattutto perché Costanzo ha detto cose inesatte: il programma non finisce tardi e non ha avuto bassi risultati di ascolto. Chiarito questo, accetto le scuse. Non sono un'integralista delle punizioni, per cui va bene così».

Ma Lei è contenta di come ha debuttato Sette Storie?

«Molto. Mi spaventava l'idea di proporre qualcosa di diverso rispetto al menù solito della tv. Una sfida che poteva non trovare un immediato riscontro da parte del pubblico. Invece abbiamo avuto subito dei buoni dati: la prima parte con la conversazione itinerante con il premier Giuseppe Conte ha superato il 13% di share con due milioni di spettatori».

Però la media è stata del 9,2%, non un risultato da record per Raiuno

«Ho sempre detto, anche da dirigente, che bisogna dare ai programmi il tempo per crescere e conquistare la fiducia del pubblico. La nostra base di partenza è più che buona. Abbiamo fatto scelte difficili come mostrare il duro reportage di Gianfranco Rosi sull'Irak».

Il talk finale, invece, segue i canoni tradizionali del dibattito tra due esponenti di opposte visioni

«Però offre la possibilità di approfondire un tema e di farlo in maniera seria e garbata. Col tempo metteremo a punto la formula».

Ma c'era bisogno di scomodare un format francese (La conversation secrète) per inventare la passeggiata notturna per Roma?

«È un programma che ho visto in Francia, che è piaciuto molto a me e al direttore di rete Stefano Coletta. Ci permette di mostrare personaggi noti della politica, delle istituzioni, dello spettacolo in luoghi diversi da quelli loro consueti, un modo per trasportarli in una condizione normale che consente di scoprirli meglio. Stasera avremo Alessandro Gassmann. Mentre nella seconda parte, dedicata al racconto per immagini, alterneremo storie singole italiane con reportage dal mondo: oggi andremo a Catania».

Come si sente di nuovo nei panni della giornalista?

«Mi sento a casa, finalmente. Mi mancava molto la militanza sul campo. Per me è stato come riconnettermi con me stessa. Mi sono rimessa a fare quello che amo. Ho cominciato in Rai nel '95 proprio a Tv7, di cui Sette Storie è l'erede, e sono stata felice di tornarci. Peccato che, per colpa del Covid, non posso andare in giro per il mondo come ho sempre fatto da inviata».

È stato difficile stare lontani dalla prima linea in questi mesi di pandemia

«Nella tristezza del dolore che ha colpito tante persone, ho provato la gioia di restare vicino ai miei anziani genitori in Brianza. Comunque, ce ne occuperemo anche noi a Sette Storie, quando troveremo una chiave un po' diversa dagli altri programmi».

Costanzo a parte, negli anni si è fatta parecchi nemici. Appena in onda quest'estate (in fase sperimentale), il nuovo programma è stato messo sotto torchio. Le critiche: troppi soldi, inserimenti di collaboratori esterni

«Quando una persona è esposta pubblicamente come me è normale che venga attaccata, se uno accetta di essere visibile deve sapere affrontare le conseguenze. Questo non significa che non ci resti male, ma certo non mi metto a fare le guerricciole.

Tra l'altro certe critiche possono anche rivelarsi utili».

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