La svolta pop dei Baustelle: «Cantiamo l'amore al tempo di guerra»

Paolo Giordano

Di certo sono imprevedibili. I Baustelle sono tra i tesori della nostra musica d'autore, vezzeggiati dalla critica e benedetti dai risultati. Oggi pubblicano il nuovo disco L'amore e la violenza cambiando di nuovo le carte in tavola: «Dopo l'ingombrante Fantasma, che però contiene alcune delle canzoni più belle che abbiamo mai scritto, ci siamo detti: ora facciamo un bel disco pop, è molto stimolante», spiega il cantante e produttore artistico Francesco Bianconi di fianco a Rachele Bastreghi che nei Baustelle canta e suona tastiere e percussioni (nella band c'è anche Claudio Brasini alle chitarre).

Ad annunciare questo loro settimo disco ha pensato a fine anno il singolo Amanda Lear, ispirato «a un simbolo vivente della pop art che però non c'entra nulla con il testo della canzone». Un nome di persona che diventa aggettivo. Un modo nuovo per rendere un'idea. «E l'idea - come spiega Bianconi - è quella di cantare brani d'amore in un tempo ipotetico di guerra che poi tanto ipotetico non è».

Per tornare in gioco, i Baustelle hanno scelto suoni e arrangiamenti un po' diversi da quelli che quasi tutto il loro pubblico si sarebbe aspettato. Tutto molto analogico. Tutto assai ispirato alle atmosfere anni '70 e inizio '80 che oggi sembrano molto vintage ma in realtà sono sempre attuali. «Abbiamo passato un po' di tempo persino a cercare i giusti suoni di batteria che si ascoltano nei dischi di quel periodo», racconta Bianconi. Un modo straordinario di ricerca e recupero sonoro che rende merito a questa band nata nel 1996 a Montepulciano e diventata in qualche anno uno dei punti di riferimento della scena rock alternativa italiana.

In questi anni, oltre a essere centrali nella musica d'autore italiana, i Baustelle si sono presi momenti di libertà da solisti. Rachele Bastreghi ha pubblicato un bell'album da sola. E Bianconi ha scritto brani per altri, oltre a scrivere libri per se stesso. «Se fossimo rimasti soltanto una band che suonava tutte le sere per tutto l'anno, ci saremmo già sciolti perché la convivenza sarebbe molto difficile». Perciò ora hanno trovato l'equilibrio giusto e sfornano dischi come questo, assai ben strutturato, non particolarmente agile e diversificato ma di grandissimo impatto. «All'inizio è faticoso liberarsi dalle preoccupazioni e dalle gabbie emotive che ti prendono quando scrivi una canzone. Ma poi è bello trasformarle in libertà compositiva».

Insomma, giusto il tempo di concludere un «firma copie» nelle principali librerie Feltrinelli in Italia e il 26 febbraio Baustelle partiranno da Foligno per il loro tour che si chiuderà a Napoli il 21 aprile. La nuova sfida di un gruppo che nelle nuove sfide ha trovato la ragion d'essere.

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