"Tre dischi per i 70 anni. Ma le radio mi trascurano come con De André"

L'artista attacca anche le case discografiche. Show su Canale 5 nella prima serata del 29

"Tre dischi per i 70 anni. Ma le radio mi trascurano come con De André"

Insomma, questa non l'aveva prevista. Fra tutte le trasformazioni della sua carriera, Renato Zero mai si sarebbe aspettato che un giorno avrebbe presentato i suoi dischi attraverso un incontro su Zoom e non con una conferenza stampa fisica, affollata e scatenata. È l'effetto del Covid (che per lui è «colpa del consumismo») e di questo imprevedibile letargo che la pandemia ha imposto alla musica. Però lui, che sta per compiere 70 anni ma è molto più giovane di tanti trentenni, ha reagito registrando quaranta canzoni per Zerosettanta, tre dischi che usciranno il 30 di settembre, di ottobre e di novembre. Essendo sempre controcorrente, il primo disco a uscire sarà il terzo, quasi a evocare un conto alla rovescia.

Ma perché, Renato Zero?

«Perché 3, 2, 1... è il segnale degli Zerofolli prima che io salga in scena. L'ho rispettato anche nell'uscita dei dischi».

Ben tre.

«Beh la mia loquacità non è mai stata un mistero».

Però oggi la tendenza è di pubblicare un singolo ogni tanto, non tre dischi alla volta.

«La tendenza è questa ma io dico ai giovani: non bruciatevi. Occhio che se si sfrutta male la prima occasione, poi ci vorrà molto tempo prima di averne un'altra».

Anche lei pare abbia fretta.

«Forse è la conseguenza del vedere che mi si sta restringendo l'orizzonte. Questi dischi sono comunque stati una trincea, ci abbiamo lavorato con impegno. La musica va suonata, deve essere un tutt'uno con i testi».

Oggi molti preferiscono campionarla o prendere dal web.

«La musica va condivisa tra musicisti in studio, non con un computer».

È il segno dei tempi. Anche le radio spesso lo seguono.

«Credo che dovrebbero essere gli ascoltatori a decidere se Renato Zero ha fatto una cazzata o un bel lavoro. E invece questo accesso a me, come ad altri, è negato in nome del target. È accaduto anche a De André, Lauzi, Battiato... In realtà credo che chi fa un lavoro complicato come la trilogia di Zerosettanta non dico che debba essere trasmesso di diritto, ma ha comunque il diritto di essere preso in considerazione. Se poi non piace agli ascoltatori delle radio, si può sempre togliere dalla programmazione».

Parla con una grinta da esordiente.

«Diciamo che questo disco non rappresenta la mia giovinezza, ma sicuramente una rinascita. Dietro ogni dolore che ho rappresentato in ciascuna canzone, c'è una speranza».

Forse oggi cantare i dolori e la protesta è meno comune che negli anni Settanta quando ha esordito.

«Beh sì, io non andavo neanche ai Festival dell'Unità o dell'Amicizia per tutelare la mia libertà di artista».

Era un artista con lustrini e paillettes.

«Le paillettes mi hanno dato l'opportunità di far accettare certe mie posizioni non proprio leggere. Sono state il mezzo di locomozione per le mie idee».

Ci sono concerti all'orizzonte?

«Direi di no».

Ci sono sempre i concerti in streaming.

«Sono come il sesso senza preliminari, io ho bisogno dei miei preparativi in camerino, della gente, degli sguardi, del calore».

Tra paillettes e provocazioni, oggi Achille Lauro ricorda talvolta il Renato Zero degli esordi.

«La differenza è che lui con poca spesa può affermare le proprie ragioni. Io mi sono fatto un mazzo così, a quei tempi».

Il 29 settembre Canale 5 trasmetterà Zero il Folle in prima serata.

«Credo sarà un concerto che farà riflettere. Lascerò definitivamente le mie paillettes. Ho chiamato anche alcuni amici come Anna Foglietta, Monica Guerritore, Giancarlo Giannini, Alessandro Haber, Serena Autieri e Vittorio Grigolo per dare loro una sorta di copione e raccontare con la loro voce alcuni dei miei pensieri. È una sorte di jam session, un incrocio tra forme artistiche. Negli Stati Uniti ci sono da sempre e sono sempre stimolanti».

A 70 anni di solito si fa anche un bilancio.

«Ho fatto tre dischi di sincerità assoluta da parte mia. E sono rimasto single, così a Natale canto single bells...».

(E ride con quella risata che lo riconosci subito - ndr)

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