Vince la musica giovane. La sorpresa Mahmood conquista l'Ariston

Si conclude un'edizione "difficile", molto italiana e contemporanea. Fra politica e accuse di plagio

Vince la musica giovane. La sorpresa Mahmood conquista l'Ariston

Rivoluzione a Sanremo. Vince, a sorpresa, Mahmood. Battendo, nella finale a tre, Ultimo e Il Volo. Il premio della critica va a Daniele Silvestri, mentre il teatro acclama la Bertè.

Lo spettacolo era andato via in fretta. La finale del Festival di Sanremo ha un solo obiettivo: consacrare il vincitore (oltre alzare la media di share della Rai). Tutti sono concentrati su questo e quindi non è un caso che l'attentissimo Baglioni, molto più autore di quanto si creda, abbia iniziato l'ultima puntata cantando E adesso la pubblicità con il corpo di ballo. È stata insomma una processione verso il vincitore, una canzone dietro l'altra nel gioioso rituale scandito da Virginia Raffaele e Claudio Bisio un po' più «sintonici» del solito. Tra l'altro la Raffaele è tornata Raffaele imitando Malika Ayane, Giusy Ferreri, Ornella Vanoni e altre voci simbolo del nostro pop, con ovazioni in platea. Tanto Baglioni ha subito chiarito, proprio nel monologo iniziale, che sarà difficile rivederlo qui il prossimo anno nelle vesti di direttore artistico o presentatore o chissà cosa. «Spero che il solco tracciato venga seguito da tutti quelli che arriveranno» ha detto. Tra le righe il messaggio è: io non arriverò, ma spero che chi sarà al posto mio non rivoluzioni tutto. Un congedo in diretta.

Sperando di non essere cancellato dal futuro, Claudio Baglioni intanto si gode una edizione che ha rivoluzionato il presente. Da quasi vent'anni mai così tanti giovani hanno seguito Sanremo, alla faccia di chi, fino a poco tempo fa, si augurava la soppressione del Festival. E questa edizione, numero 69, resterà memorabile perché ha «terminato» l'era giurassica. I dinosauri si sono estinti. I «veterani» alla Al Bano (con tutto il rispetto) difficilmente torneranno in gara. Magari ospiti. O magari nel ruolo «Ornella Vanoni», ossia di leggenda che, come in questa edizione è capitato a questa straordinaria artista, non è chiamata a cantare ma a essere semplicemente se stessa. Per capirci, il cast di questo Festival «ha un'età media di 37 anni», come ha spiegato Baglioni sottolineando la differenza con il passato.

Certo, il risultato è che il pubblico di Raiuno magari non riconosce subito nuovi eroi come Achille Lauro o Ghemon ma è attirato da quella parola spesso trascurata dagli autori televisivi: la curiosità. E questo è «il solco tracciato» cui ha fatto riferimento Baglioni nel suo addio in diretta. Per il resto, la serata finale è scivolata via esibizione dopo esibizione (e superando le polemiche sui plagi che si sono rincorse nella giornata di ieri) fermandosi qui e là grazie ai super ospiti.

Prima Eros Ramazzotti (applauditissimo sul red carpet) che ha cantato Vita ce n'è, poi il superclassico Adesso tu (sua vittoria al Festival nel 1986) e infine con il «despacito» Luis Fonsi il loro nuovo Per le strade una canzone. E quasi alla fine, Elisa, anche lei con nuovo singolo e duetto d'ordinanza con Claudio Baglioni (Vedrai vedrai). Per il resto, ordinaria amministrazione. Tanto contava solo quel nome. Quello del vincitore.

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