Prima visione

Mordimi, ovvero quando la parodia supera il pedissequo rifacimento di un film. Gli ingredienti sono gli stessi, ma nella parodia c’è un minimo di piccante che non fa avvertire il gusto di muffa dell’archetipo. E talora si ride di ciò che è (de)risibile e detestabile insieme.
Il problema è che - da decenni - lo spettatore di riferimento di banchieri/bancari, finanziatori dei produttori di film, non è quello che sceglie, andando al cinema, ma quello passivo della tv. Morale: qualità e soprattutto cattiveria sono azzerate. Nell’impossibilità di fare film veri senza urtare qualche lobby, si fanno film fasulli che scontentino pochi singoli. Colti e intelligenti sono stati subito scelti, passando dal ruolo di élite a quello di paria. Ora quasi tutto nei film è prevedibile, bonario, rassicurante: orrore incluso. Vale dunque nel cinema ciò che vale per il giornalismo: interessi a breve termine hanno prevalso su quelli a lungo termine.
In questa desolante fine d’estate, qualche attimo sereno lo offre appunto il giustamente breve Mordimi (in originale Vampires Suck, Vampiri succhiano) di Jason Friedberg e Aaron Seltzer. Dell’ampia vampirologia, il modello imitato è la serie Moonlight. Il tutto con venti milioni di dollari dichiarati, spesi per gli effetti speciali (gli attori sono ignoti, salvo ai familiari) e una certa sufficienza, visto che il film è stato girato nella subtropicale Louisiana, pur essendo ambientata nel rigido clima dello Stato di Washington.
C’è un’adolescente (Jenn Proske), abbandonata dalla madre, che si rifugia svogliatamente dal padre poliziotto, sentimentalmente legato a una bambola gonfiabile. La ragazza s’invaghisce invece di un gelido studente (Matt Lanter); gelido perché, come vampiro, è un non-morto. Nei momenti nei quali lui si distrae, lei, incline a emozioni e odori forti, gli fa subentrare un coetaneo licantropo (Chris Riggi). Intorno a loro, il solito liceo, dove si rivaleggia per gli accoppiamenti.

Ed è per dabbenaggine che la diffusa vampiraggine sfugge ai non ancora vampirizzati, nonostante segni chiari anche al locale pizzaiolo, che - avverte - fa ogni pizza, ma non la «marinara». I vampiri ormai sono immuni alla luce del sole, alla sacralità del crocefisso, alle pallottole d’argento e ai paletti di legno. Solo la repulsione per l’aglio resta invincibile.

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