Lo sport relegato in impianti da Terzo Mondo

Il Comune ha rinnovato a 54 associazioni sportive le convenzioni per gli impianti e ha garantito una fideiussione di 30 milioni

Il Comune ha rinnovato a 54 associazioni sportive le convenzioni per gli impianti e ha garantito una fideiussione di 30 milioni a garanzia dei loro investimenti. «Vogliamo che i nostri ragazzi crescano sportivamente e socialmente» ha detto l'assessore Giovanni Terzi. Impegno senz'altro lodevolissimo ma che non copre il buco nero dello sport e degli impianti sportivi della nostra città. Perfino il calcio che, grazie agli esborsi di Moratti e Berlusconi, domina la scena nazionale e quella internazionale, ha come teatro un impianto - lo stadio di San Siro - universalmente considerato vecchio e inadeguato. Del resto è meglio non parlare: non si trova più nessuno disposto ad investire nel basket, nella pallavolo o in qualsiasi altro sport; non ci sono impianti attrezzati né per far crescere nuovi campioni né per ospitare manifestazioni internazionali. Insomma nello sport Milano era e resta una città quasi da terzo mondo. Con due uniche eccezioni: Torino, per quanto riguarda gli sport invernali, e Roma che deve però ringraziare Mussolini e il Coni. E viene da sorridere a pensare che Milano si era candidata per l'Olimpiade del 2016: basti pensare che Londra, per i Giochi 2012, sta investendo 13 miliardi di euro.

Un barlume di speranza potrebbe arrivare dall'Expo: se nel 2015 si terrà qui e non a Smirne, sfruttando investimenti ed entusiasmo, la nostra città si potrebbe rilanciare per l'Olimpiade del 2020. Ci pensi seriamente la Moratti: una metropoli non può essere grande se nello sport - la cui importanza a livello economico e sociale è universalmente riconosciuta - milita in serie C.

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