Cose dell'altro secolo

Il 4-3 di Inter-Barça come Italia-Germania del '70 entra nella leggenda: un capolavoro da finale

Cose dell'altro secolo
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Una notte da leggenda? Per l'Inter e il suo popolo sicuramente. Comunque una partita destinata a restare nella storia. Nel 4-3 di San Siro sono entrati tutti gli ingredienti che rendono una sfida memorabile, che possono consegnarla alla galleria delle imprese. Prodezze ed errori, dominio e sbandate, illusioni, rimonte, disperazione, colpi di scena e colpi di fortuna, fatica e sacrificio, rabbia e gioia. Notte da leggenda per l'Inter che nel momento in cui era a un passo dall'abisso, quando persino molti dei suoi tifosi erano già usciti rassegnati dal Meazza o avevano spento la tv, evita il tracollo salvata dal palo e subito dopo torna in vita con il goleador meno atteso, come nelle migliori storie del calcio: Acerbi a San Siro come Schnellinger all'Azteca, tanto per restare nelle storie impossibili. E notte da tregenda per il Barcellona, la grande cicala d'Europa che butta via due rimonte in una settimana, che segna 6 gol in due partite e riesce a prenderne 7, per giunta da un'Inter che nelle ultime quattro partite in Italia aveva fatto fatica a farne uno. Ma anche questo fa parte della folle grandezza di una sfida da cuori forti. Soprattutto quelli nerazzurri, in delirio dopo aver subito tre reti in casa e aver applaudito il portiere, un gigantesco Sommer, come migliore in campo.

Numeri e fatti di una sfida irripetibile, unica. O quasi. Perché questa Inter-Barcellona, che qualcuno (come la Bbc) avrebbe voluto che non finisse mai, resterà a lungo negli occhi di chi l'ha vista e sofferta. Poi la sua straordinarietà andrà a stemperarsi nella lunga storia delle notti di Champions che per fortuna da 70 anni ci hanno fatto vivere tante storie come questa. Perché se l'altra sera è stata la sfida della follia, è difficile dire se gli interisti non abbiano sofferto o gioito di più per Barça-Inter di quindici anni fa, quando il muro di Mourinho resse all'urto del Cam Nou, centrando la finale di Madrid. O per chi ha vissuto la leggendaria rimonta con il Liverpool nella semifinale del '64, quando Corso, Facchetti e Peirò ribaltarono il Liverpool.

Certo il 4-3 è numero da leggenda di per sé. Per noi poi è la targa dell'Italia-Germania partita del secolo, o dei secoli dei secoli, ma è impossibile paragonare questo 4-3 a quello dei mondiali messicani. Altra epoca e altra epica. Là c'era di mezzo la lontananza e il tifo nazional-popolare che univa tutti gli italiani. Ma il 4-3 nel calcio è un marchio di fabbrica: non a caso finì così anche la primogenita di tutte le finali di Champions, quella del '56 tra il Real di Di Stefano e il Reims di Kopa, con i francesi in vantaggio 2-0, poi ripresi, di nuovo in vantaggio e definitivamente scavalcati dalle merengues. O, per restare in tempi più recenti, l'incredibile 4-3 di United-Real nei quarti del 2003 con la tripletta di Ronaldo che vanifica il poker di Beckham&C. e salva comunque gli spagnoli.

Ma l'epopea della Champions potrebbe avvicinare questo Inter-Barça a quanto visto soprattutto due anni fa in semifinale

al Bernabeu con il Madrid spacciato al 90' e salvato da una doppietta di Rodrygo nel recupero che valse i supplementari e il ribaltone sul City. Da oggi la galleria d'arte ha un quadro in più e la pennellata è nerazzurra.

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