S e l'Inter non avesse una retroguardia così impenetrabile, si ritroverebbe in una posizione meno nobile di classifica visto che segna con il contagocce e che ciascuna delle 11 reti all'attivo ha fruttato più di 2 punti. Equazione al limite del surreale. Murillo, colombiano di 23 anni, e Miranda, brasiliano di 31, sono i pilastri di questa formazione che fa della fase difensiva il suo valore aggiunto grazie alla presenza di tanti mediani e pochi interni. Cioè di gente più propensa a distruggere che a costruire. I centrocampisti non sono tutti eguali. E i numeri lo testimoniano. La banda di Mancini, al netto del poker subito dalla Fiorentina, ha incassato solo 3 gol in 10 turni. Il cocktail finora ha funzionato. Ma l'Inter ha bisogno dei gol di Icardi - costretto alla panchina da qualche parola di troppo, non solo da motivi tecnici - per conquistare lo scudetto o quanto meno rientrare in Champions League: nello scorso campionato ne ha fatti 22 in 36 partite. Oggi va a rilento. E i compagni di reparto non fanno meglio. Questione di gioco risicato e palloni ingestibili, l'argentino ha detto il giusto.
I nerazzurri non entusiasmano, sparagnini e pragmatici sì, spettacolari no di certo. Ecco perché non regge il confronto con l'Inter di Herrera, Trap e Mourinho che avevano fior di difensori, ma anche centrocampisti dai piedi buoni e attaccanti con il gol nel mirino.
Ci sta invece il paragone sulla retroguardia perché Murillo e Miranda, con l'aggiunta di Juan Jesus, non hanno niente da invidiare a Burgnich, Guarneri e Picchi; Bergomi, Ferri e Mandorlini; Samuel, Lucio e Chivu: giusto per citare i marcatori di quelle squadre che vinsero lo scudetto. Non è un caso se Milan, Juventus e Roma non hanno bucato Handanovic. E se la Beneamata è risalita dall'ottavo posto dell'ultimo campionato al primo di adesso. Basterà? O la coperta è un po' corta?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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