Torino. Di casuale, in quella maglietta indossata martedì durante la Partita del Cuore, non c'era nulla: il numero 5 sulle spalle, come gli scudetti vinti sulla panchina della Juventus. Che prossimamente potrebbero diventare sei e magari sette: Max Allegri ieri sera ha firmato, torna insomma a guidare la Signora due anni dopo l'addio procurato da divergenze di vedute con Paratici, silurato due giorni fa, e Nedved. La Juve torna così sui suoi passi, ammette di avere sbagliato (quattro allenatori dal 2019 al 2021 parlano da soli) e si riaffida all'uomo che, oltre a portare a casa cinque tricolori (più quattro Coppe Italia e due Supercoppe), l'aveva guidata anche a due finali di Champions League. Decisivo, appunto, il pressing di Agnelli: è stato lui, che non risulta essere stato messo in discussione ieri nel corso dell'assemblea degli azionisti Exor ma che non è ovviamente esente da responsabilità per quanto accaduto negli ultimi mesi, a imporre un'accelerata al tutto. Così, quando cinque o sei giorni fa sono arrivati alle sue orecchie i primi spifferi circa l'addio di Conte all'Inter, si è deciso a sprintare: via Paratici e nuova corte serrata al tecnico livornese, cui peraltro lo lega un rapporto di amicizia. C'era da battere anche la concorrenza del Real Madrid, vero: a suo favore hanno però giocato la tempestività e probabilmente anche la capacità di far capire allo stesso Allegri che stavolta avrebbe avuto più o meno carta bianca non solo a livello tecnico ma anche decisionale. Morale: l'allenatore più ricercato del momento, fermo da due anni ma con immutato fascino, ha infine scelto la Juventus. Lo aspettano un contratto fino al 2025 a nove milioni a stagione e una squadra che dovrà gioco forza andare incontro a una sorta di rifondazione: dato per partente Ronaldo con cui i rapporti si erano guastati in prossimità dell'eliminazione dalla Champions per mano dell'Ajax servirà intanto un centravanti vero nella speranza comunque di riuscire a piazzare CR7. Non solo, però: il centrocampo dovrà subire un restyling quasi totale e in difesa mancano un esterno sinistro che possa supportare Alex Sandro e almeno un centrale. Lo stesso Bonucci, per dire, potrebbe essere di troppo: in compenso, è altamente probabile immaginare Donnarumma come successore di Szczesny, da piazzare probabilmente in Inghilterra. Si tornerà poi a pensare e a giocare un calcio concreto, infischiandosene della bellezza teorizzata sulla carta che lì è rimasta: il dna della Juve prevede la vittoria, non gli svolazzi.
Allegri ci metterà un attimo a ritrovare la sua Torino: qui ha già cambiato tre volte casa, passando da piazza Maria Teresa a via Lagrange e poi a due passi da piazza Solferino, dove in questi due anni ha continuato a vivere il figlio Giorgio.
Riannoderà alcuni fili e sarà pronto a ripartire: il Real può attendere e chissà se mai lo allenerà davvero. Precedenza alla Juve, diventando il quinto allenatore a riprenderne la panchina dopo essersene andato: prima di lui Depetrini, Parola, Trapattoni e Lippi.
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