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Allegri, il trasformista fissa la quota scudetto

Per l'allenatore si vince a 87 punti e rivaluta la batosta con l'Inter. "Salutare dal punto di vista mentale, non perdevamo da 21 gare"

Allegri, il trasformista fissa la quota scudetto

Max il grande sta andando forte e impara sempre qualcosa, per esempio ha scoperto che non si può andare a San Siro a fare il turn over.

Ma il resto è un tripudio. La legnata gli sta tirando fuori il meglio, pimpante, sicuro, positivo, senza più quelle pause roche e gli occhi che girano come le palline nelle urne. Intanto non è detto che in coppa Italia sia andata male, anzi, è stata benedetta dal punto di vista fisico e psicologico, siamo noi che stiamo ancora qui a guardare solo al risultato: «Ci siamo allenati per 120 minuti e abbiamo percorso qualcosa come 150 quasi 160 chilometri. Poi penso sia stata salutare dal punto di vista mentale perché venivamo da 21 partite senza perdere. Ma stiamo bene come Napoli e Roma, fra l'altro è stata indolore perché alla fine abbiamo ottenuto l'obiettivo della finale». Uno spettacolo e non è tutto: «La Roma non mi sorprende e non mi preoccupa, sapevo che poteva risalire e la ritenevo capace di fare un buon filotto di vittorie. Mancano ancora undici partite e dopo Bergamo noi ne avremo quattro fuori e sei in casa. La vittoria sulla Roma è stata importante, ci permette di tenerla a cinque punti con una partita in meno, è una squadra con grandi potenzialità, potrebbe anche arrivare a 86 punti. Ma al momento la quota scudetto è a 87». Fantastico, praticamente l'ha tagliata fuori, anche se poi ha un giusto ripensamento: «Ora è a 87, ma non è detto che possa abbassarsi».

Poi il Napoli che, in linea puramente teorica, ha quattro partite meno complicate, Genoa e Verona in casa, Palermo e Udinese fuori prima di andare a San Siro a sfidare l'Inter: «Abbiamo tre punti di vantaggio su di loro e dovremo essere bravi a mantenerli o addirittura aumentarli». Basta stangare l'Atalanta oggi all'Atleti Azzurri d'Italia. Gli rientrano Khedira, Pogba, Marchisio e si augura siano tonici come lui, un centrocampo ritrovato e gonfio di buoni auspici se le statistiche certificano che in tredici occasioni in cui sono stati schierati contemporaneamente, dieci hanno voluto dire tre punti. Davanti nessun problema, 120 minuti a San Siro senza gol ma quando gli è stato chiesto se per caso Zaza non fosse meglio dell'attuale Morata, Max si è quasi sentito sorpreso: «In attacco ho quattro giocatori tutti importanti, Zaza, Morata, Dybala e Mandzukic. Fino ad ora hanno fatto tutti bene e saranno loro i gol che ci porteranno allo scudetto». Ci siamo, l'ha detto e non si capiva il motivo di tanta latitanza, è una Juve da quinto titolo, più avanti di tutte, in cima dopo 27 giornate. Basta stangare oggi l'Atalanta, in casa 5 vittorie e 4 pareggi, 14 reti fatte e 8 subite. Reja è già rassegnato: «Un pari sarebbe già una vittoria, e se la batto vado a piedi fino a Gorizia».

Ma non ha specificato da dove, ne quando, quel furbone di Edy.

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