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Ancelotti e la voglia compulsiva di panchina

Ancelotti e la voglia compulsiva di panchina

Esiste anche nel calcio la tecnica chiamata chiodo schiaccia chiodo e non deve meravigliare. Perché la voglia di riscatto immediato è così forte, a volte, da convincere persino un uomo saggio e riflessivo come Carlo Ancelotti a compiere un gesto del genere. Qualche giorno dopo l'uscita da Castel Volturno, scandita da accuse più o meno velate, d'aver lasciato cioè una squadra ferita nell'animo dalla guerra con De Laurentiis ma anche dimessa nelle gambe per via di una preparazione inadeguata, è volato a Londra (è alle prese con la definizione del contratto) per accettare l'incarico propostogli dall'Everton con immediato trasferimento dalla collina del Vomero al quartiere di Liverpool. Non è la prima volta. È già accaduto con Cesare Prandelli: appena ritornato, dimissionario, in Italia dopo la fallimentare spedizione mondiale in Brasile, accettò l'offerta turca per tentare di rifarsi subito con il Galatasary. Non andò bene. E l'avventura si concluse con un malinconico esonero. Anche Carlo Ancelotti, il quale gode di una monumentale stima, corre questo rischio. È vero che conosce benissimo il calcio della Premier league e la lingua inglese, particolare non di poco conto. Dai tempi del Chelsea è rimasto stregato dal clima che si respira in quegli stadi, tra i tifosi, e in particolare tra i media, così da raccontare ammirato della volta in cui col Chelsea, giunti a Liverpool, poiché il bus del team non riusciva a fare manovra, scesero tutti e a piedi percorsero un tratto di strada tra tifosi ostili e l'evento si consumò senza un solo insulto o incidente. Forse Carlo avrebbe avuto bisogno di riflettere sui mesi trascorsi a Napoli, sugli errori commessi soprattutto nel fidarsi ciecamente del suo presidente (che gli ha anche promesso di liberarlo subito), schierandosi al suo fianco quando dal mercato non gli arrivò un solo contributo e valutando nell'estate scorsa «da 10 la campagna acquisti» che invece tradiva evidenti carenze poiché non era stato trovato un regista classico, erede di Jorginho. Si fidava ciecamente anche di Giuntoli, il ds che, a sua insaputa, nell'estate scorsa, mentre Carlo si spendeva in mille telefonate per convincere giocatori in giro per il mondo ad accettare Napoli, ha fatto un sondaggio con Gasperini per portarlo subito a Napoli.

A 60 anni si può essere ancora cristallini come Ancelotti ma forse è il caso di adottare qualche precauzione anche all'Everton, dove debutterà il 26 dicembre.

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