Anche ieri disordini. E i piloti arrivano solo all’ultimo

Anche ieri disordini. E i piloti arrivano solo all’ultimo

Shakhir. Il Bahrain comunque preoccupa. La maggiorparte dei piloti è arrivata all’ultimo. Meglio stazionare a Dubai, meglio prolungare la permanenza a Shanghai come deciso da Alonso volato via solo ieri mattina. Poi c’è chi come Massa ha cercato di mantenere il programma di sempre salvo avere la moglie Rafaela e il piccolo Felipinho accanto come portafortuna per non lasciare nulla al caso nel tentativo di esorcizzare questo suo disperato inizio stagione. «È una delle mie piste favorite, ci ho vinto due volte» ha detto fiducioso se non altro di non sfigurare accanto ad Alonso. Perché, data l’attuale Ferrari, di lottare davanti non se ne parla e nel deserto difficilmente piove. «Sarà importante vedere come si comporteranno le gomme, Sakhir non è un circuito favorevole alla nostra monoposto» ha sottolineato il team principal Domenicali prima di spronare e dare un ultimatum ai tecnici in vista delle gare successive «devono essere in grado di anticipare il più possibile lo sviluppo della macchina».
Tornando alle tensioni bahrainite conseguenza di una minoranza sunnita al potere e di una maggioranza sciita che chiede più diritti, sono molti i motivi che hanno spinto governo locale e F1 a insistere nel non mollare la presa sul Gp. Ci sono i 35 milioni di dollari - quelli versati dalla famiglia regnante per avere il Gp - e i 200 di ritorno che la corsa garantisce a livello turistico e non solo. Anche per questo la polizia ha ieri arrestato preventivamente una ottantina di persone coinvolte nell’organizzazione delle varie manifestazioni denominate «I giorni della rabbia». Perché in ballo c’è una ricca torta per tutti, una torta che si cucina dal 4-4-2004, giorno in cui si disputò la prima corsa mondiale in Medio Oriente e si gareggiò nonostante fosse l’epoca dei rapimenti di tecnici e giornalisti occidentali nella vicina Arabia. Per la verità, all’epoca, si corse nonostante già scoppiasse qualche bombetta a Manama e infatti al circuito venne creato un cuscinetto protettivo per evitare di avere auto e bus troppo vicini al paddock.
«È tutto sotto controllo, credetemi non vi è alcun pericolo per la sicurezza» ha però dichiarato ancora ieri il responsabile dell’organizzazione del Gp, Zayed Alzayani, aggiungendo: «Ricordatevi che lo scorso anno fummo noi a decidere di annullare la gara (e non chiesero indietro i 35 milioni pagati, ndr) perché nessuno ce lo aveva imposto. Prendemmo quella decisione perché la situazione era totalmente diversa dall’attuale. Noi agiamo in modo calcolato, non emotivo. Adesso però la gran parte del Paese vuole questa gara perché è il nostro evento più importante, anche a livello economico».
Sarà...

Ma l’altra sera si è sentita una esplosione in città, martedì una manifestazione nel suq principale di Manama ha richiesto l’intervento della polizia e ieri centinaia di persone sono di nuovo scese per strada con la sorella dell’attivista dei diritti umani Abdulhadi al-Khawaja per chiederne la scarcerazione. E ora si temono blocchi lungo i 30 km che portano al circuito.

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