Un blitz durato 163 minuti, dalle 6.25 alle 9.08. Cinque ore dopo, alle 14.16, Domenico Criscito, difensore dello Zenit di San Pietroburgo, lasciava il raduno della nazionale a Coverciano dopo che gli agenti della squadra mobile di Firenze gli avevano perquisito la stanza e l’armadietto personale, sequestrandogli un computer palmare. Il terremoto calcioscommesse gli è costato un avviso di garanzia e la convocazione agli Europei: fuori dalla rosa dei 23 di Prandelli che voleranno in Polonia e Ucraina. E la stessa sorte potrebbe toccare a Leonardo Bonucci, anche lui nel mirino della procura (ma «difeso» dal ct: «Finora non ci risulta nulla»).
Per Criscito, invece, porte dell’Italia del calcio si aprono soltanto in uscita, malgrado la solidarietà del vicepresidente federale Demetrio Albertini («La sua è una versione credibile, mi ha convinto»), nonostante la considerazione di Prandelli («Non lo porto perché avrebbe vissuto una pressione disumana»), anche se il suo allenatore in Russia, Luciano Spalletti, è categorico: «Io lo conosco, il ragazzo è perfetto, su lui non ho dubbi».
Ma nelle fotografie che fanno parte delle quasi 500 pagine dell’ordinanza della Procura di Cremona c’è anche lui. Nel resoconto di un incontro avvenuto il 10 maggio 2011 in un ristorante di Genova tra lui, Sculli (altro ex rossoblù genoano), un pregiudicato bosniaco e due dei capi ultrà del Genoa.
Domenico Criscito reclama la propria innocenza: «Chi mi ripagherà di questo Europeo perso, quando sarà tutto chiarito?.Dite ai pm che voglio essere sentito subito», ha raccomandato ai suoi legali. Troppo tardi, comunque, per recuperare l’Europeo e riavere la maglia azzurra che il 25enne difensore di Cercola ieri ha regalato a Fabio Pisacane, uno dei due calciatori che i tentativi di combine li ha denunciati. «Prendila tu, Fabio, che io all’Europeo non vado più», ha detto al vecchio amico napoletano, compagno di squadra anche al Genoa. «Quel che mi dà davvero fastidio - ha spiegato - è che quest’avviso è arrivato solo ora. Fosse stato 15 giorni fa, avrei avuto tempo per spiegare ai pm. E andare all’Europeo. Io a quel pranzo ripreso dalla foto sono andato per incontrare i tifosi dopo un derby perso, nient’altro». Avrebbe voluto già spiegarlo ai 5 funzionari dello Sco che si sono presentati al cancello di Coverciano. Hanno suonato svegliando la guardia, poi alla reception hanno chiesto di Criscito. Che è stato svegliato e con lui Andrea Ranocchia, suo compagno di stanza. «Pensavamo a uno scherzo», racconteranno poi in coro i due. Ma intanto i poliziotti, su mandato dei pm di Cremona, stavano perquisendo anche la casa di Genova, dove c’era la moglie Pamela ad aprir loro la porta. «Non è da me fare queste cose. Per fortuna non ho bisogno di soldi, 20, 30, 40 mila euro non so quanti erano, ma non ho bisogno di soldi per fortuna - spiegherà poi a Rtl, dopo il pranzo a Coverciano, appena ripresa la strada di casa in macchina -. Faccio un mestiere che ho sempre sognato fin da piccolo e non me lo voglio rovinare per certe cavolate». Cavolata, per lui, e quel pranzo ripreso da foto degli investigatori. «Ci siamo sentiti al telefono, volevano incontrarmi per quello che era successo la domenica prima e chiarire alcune cose perché comunque c’è un rapporto di amicizia tra giocatore e capo ultrà - racconta ancora il difensore -. Perché comunque le persone con cui ho parlato erano miei amici, sono miei amici e volevano solo chiarire».
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