Calcio, gli emigranti invisibili «Noi che non siamo Del Piero»

Calcio, gli emigranti invisibili «Noi che non siamo Del Piero»

P er un Balotelli che rientra fra gli osanna del popolo milanista e la soddisfazione del citì Prandelli, ci sono molti calciatori italiani “costretti” ad emigrare all'estero in cerca di fortuna e, soprattutto, di un ingaggio decente. In verità alcuni di loro, pochissimi peraltro, se ne vanno per un motivo diverso: capitalizzare il proprio nome, frutto di un passato glorioso e non ancora dimenticato, in Paesi dove il football viene vissuto senza lo stress che domina dalle nostre parti. È il caso di Alessandro Del Piero, approdato nella lontanissima Sydney, di Gennaro Gattuso, che ha preferito non allontanarsi troppo e si è fermato a Sion, in Svizzera, di Salvatore Sirigu e Marco Verratti, attirati a Parigi dall'ex tennista imparentato con l'emiro del Qatar, Nasser Al Khelaifi (patrimonio di 2 mld di dollari), di Alessandro Nesta e Marco di Vaio che hanno optato per la ricca Montreal, di Domenico Criscito, chiamato nella splendida San Pietroburgo da mister Spalletti. Altri calciatori di discreta fama, ma privi dell'etichetta di campioni, hanno firmato buoni contratti oltre confine; ultimo in ordine di tempo di questa categoria è la grande promessa mancata Robert Acquafresca, che ha salutato il Bologna per trasferirsi in Spagna, al Levante, il club più antico di Valencia.
Alle spalle di costoro troviamo il gruppone degli italiani all'estero, formato da onesti professionisti del pallone, semi sconosciuti al grande pubblico, sovente ignorati dai tecnici o trascurati dai procuratori.

La maggior parte di costoro ha trovato uno stipendio in Svizzera, specialmente in Canton Ticino, ma c'è anche chi ha dovuto andare in capo al mondo per dare spazio e continuità ad una carriera anonima. E così troviamo italiani in Nuova Zelanda, a S. Domingo, in Sudafrica, in Indonesia, persino in Vietnam e nelle Filippine.

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