Sarà pur vero che le carte d'identità sono figlie dell'omologazione, ma per Idriss Kameni, portiere del Malaga, quello della data di nascita è un problema non da poco. I documenti recitano «18 febbraio 1984», in realtà quello è il giorno in cui la sua famiglia l'ha registrato all'anagrafe di Douala, città del Camerun, ma lui è convinto di essere venuto al mondo molto tempo prima. «Me ne sono accorto nel 1999. Disputai i mondiali Under 20 in Nigeria. Non avevo ancora 15 anni e una barba che metteva soggezione ai miei compagni». Non è da escludere che di anni ne abbia 34 o 35, per la Fifa fa fede il passaporto, ma Kameni è convinto di aver perso parecchie opportunità professionali per colpa dei suoi documenti. «I primi a vedermi all'opera furono alcuni osservatori europei che mi portarono in Svizzera, ma il club del Sion non se la sentì di mandarmi in campo per timore di perdere le partite a tavolino». La stessa cosa accadde in Francia, nel Le Havre, prigioniero di un'età indefinita che ha scoraggiato gli allenatori a inserirlo nelle squadre delle varie categorie giovanili. Il primo a dargli fiducia fu il ct della nazionale dei Leoni Indomabili Ikouam Gweha, che lo schierò nel 1999 ai mondiali Under 20. Così come la squadra che un anno dopo salì sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi di Sydney nella finale contro la Spagna di Xavi e Puyol. «Quello era davvero un bel Camerun, con Eto'o, Wome e Mboma». Kameni venne premiato non solo con la medaglia d'oro, ma anche come il calciatore più giovane di sempre a trionfare nella kermesse a cinque cerchi. «Mi sembra davvero impossibile che avessi solo 16 anni. Certe cose una persona se le sente».
In Spagna Kameni ha lasciato l'Espanyol, che è stata la sua casa per otto stagioni, firmando col Malaga nonostante il pressing della Roma.
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