«Così è un fallimento». Mauro Icardi a caldo dopo la sconfitta con la Sampdoria ha avuto la freddezza che poco prima in campo gli era mancata a due passi dalla linea di porta. Ha mandato alle stelle il pallone che avrebbe potuto ribaltare ogni giudizio, non parlare di fallimento ma di un altro passo per l'impresa Champions. E invece per la sesta stagione di fila i nerazzurri restano fuori dalla grande Europa, questo è il vero grande fallimento più che questa stagione nello specifico. Nata male, proseguita peggio e raddrizzata da Stefano Pioli. Ma quando si spinge la macchina al massimo prima o poi ti viene presentato il conto.
Torino e Sampdoria hanno detto questo, probabilmente il pareggio con i granata ha insinuato il dubbio nel gruppo nerazzurro di non riuscire nella rimonta Champions e il ko nel monday night è stata la conseguenza insieme alla sosta per le nazionali che è quasi sempre stata indigesta: dalla rocambolesca vittoria di Pescara al crollo con il Cagliari, dal derby pareggiato all'andata, al ko con la Sampdoria. Banega tra i peggiori lunedì sera era reduce da due voli intercontinentali. Non una giustificazione, ma una spiegazione.
Resta il fatto che a otto partite dalla fine il rischio concreto è di compromettere tutto. C'è l'Europa League da conquistare, e non sarà facile vista la concorrenza, sperando di non dover passare dai preliminari che significherebbe incidere pesantemente anche sulla preparazione della prossima stagione. Pioli ha tenuto a rapporto la squadra ieri mattina, un discorso deciso e determinato nei toni e nei contenuti. Ha parlato a tutti e non solo a Gabigol che aveva reagito malamente all'ingresso in campo. Il monito lanciato al gruppo è «vietato mollare» perché ci sono 24 punti e traguardi da raggiungere. Soprattutto c'è un filotto importante di partite che può definitivamente orientare il discorso panchina. Dopo la trasferta di Crotone, ecco Milan, Fiorentina e Napoli in fila, qui Pioli si giocherà le ultime carte per restare anche nella prossima stagione. Lui stesso è consapevole della situazione. Se dovessero arrivare vittorie convincenti Suning potrebbe pensarci, altrimenti pagherà Pioli. Conte è la prima scelta anche se ieri ha detto che «Londra è un'esperienza fantastica per me e la mia famiglia, è bello stare qui». Forse indizio di un rinnovo imminente? E poi c'è chi come Spalletti ha fatto arrivare messaggi.
All'attuale allenatore nerazzurro si può solo rimproverare di aver sprecato le due grandi occasioni che lui stesso si era creato con l'ottimo lavoro. Ha perso con la Roma quando poteva tornare a tre punti dal terzo posto, ha perso con la Sampdoria quando poteva ritornare a "vedere" il Napoli.
Ma a Nanchino potrebbero fare anche un altro tipo di riflessioni visto che i rinnovi del ds Piero Ausilio, tra l'altro appena rientrato dalla Cina, e del dg Giovanni Gardini tardano ad arrivare ed entrambi hanno il contratto in scadenza a giugno. In una stagione così con tre allenatori cambiati, quasi centocinquanta milioni investiti sul mercato, anche Zhang Jindong qualche domanda inizierà a farsela. Suning ha già dimostrato di non farsi problemi a prendere decisioni, l'addio di Boolingbroke è un esempio. Dopo aver già messo mano profondamente alla società: a proposito ieri Milano Finanza ha scritto che Moratti ha incorporato Internazionale Holding con una plusvalenza di dodici milioni grazie a cinesi.
Anche Roberto Mancini ieri ha detto: «Con Suning adesso c'è più chiarezza, ha una forza enorme. Se fossi ancora all'Inter saremmo in un'altra situazione...». Una stagione che riunisce proprio tutti nel rimpianto nerazzurro.
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