
Di nuovo un allenatore dell'Inter che, tornando a Roma, ritrova la sua ex squadra. Ma se Inzaghi della Lazio era stato un idolo, e come tale è stato accolto ogni volta che ha giocato all'Olimpico, stasera Cristian Chivu spera di passare quasi inosservato, perché nel 2007 non fu presa bene, eufemismo, la sua scelta di accettare proprio il corteggiamento nerazzurro. La prima volta di Inzaghi all'Olimpico (in realtà anche la seconda) non andò benissimo. Inter sconfitta. Molto meglio quando ha affrontato la Roma, 4 vittorie in altrettanti campionati. L'eredità statistica di Chivu è pesante: l'Inter non perde in casa giallorossa dal 2016 e Gasperini non batte l'Inter da 15 partite.
"È sicuramente una bella verifica, affrontiamo una squadra forte che finora ha fatto molto bene. Mi piace quello che Gasperini è riuscito ad aggiungere al lavoro fatto in precedenza da Ranieri, una bella continuità. E infatti si vedono i risultati", spiega Chivu, con sincera ammirazione per il più esperto collega avversario, già fugacemente suo allenatore nel 2011. "Si capiva già allora che era bravo e poi l'ha ampiamente dimostrato con tutte le sue squadre. Giocavamo con la difesa a 3, io braccetto di destra con Samuel e Lucio. Serviva più tempo, non gliel'hanno dato", ricorda riferendosi all'esonero di Massimo Moratti, che pure fra i presidenti delle grandi squadre è stato l'unico a puntare su Gasperini. L'Atalanta è diventata grande con lui e la stessa Roma non gioca la Champions League da 7 anni. "Gasperini con il suo modo di fare calcio è stato un modello per noi giovani allenatori".
L'ultima Inter, quella che prima della sosta ha battuto la Cremonese, è stata la più bella vista fin qui. Ovvio che Chivu conti di ripartire proprio da lì. "Serve continuità, guai a fare passi indietro. Sì, è un bel test, ma ogni partita è importante. Dobbiamo pensare a noi stessi, alla voglia di essere dominanti e dobbiamo restare aggrappati a tutti i fronti, perché possiamo farlo". Già sentita e già vista. Non ha portato benissimo, ma evidentemente Chivu crede molto nel lavoro e nella sua squadra. La stagione dirà.
La formazione sarebbe scontata (tutti i titolari, eccetto l'infortuna Thuram), se non ci fosse da considerare la capacità dell'allenatore di sparigliare ogni volta le carte, anche rispetto alle convinzioni della squadra. Così quando gli chiedono chi fra Esposito e Bonny affiancherà Lautaro, risponde in modo disarmante con un'altra domanda: "Perché chi ha detto che giocherà Lautaro?". Una battuta, forse. Di certo il precedente di Torino potrebbe fare giurisprudenza. Reduce dalla Nazionale come adesso, il capitano giocò contro la Juventus la più anonima partita della stagione.
Bonny sta bene, si è sempre allenato ad Appiano, e Pio scalpita. "È un ragazzo giovane, in due mesi gli è cambiata la vita, ma è quello che voleva: è salito sul palco e adesso deve imparare a ballare". In porta, ufficiale la presenza di Sommer.