
La vittoria di Roma fa curriculum, non solo classifica, e impreziosisce il lavoro di Cristian Chivu. In 3 mesi, giusto considerare anche il Mondiale di giugno, il tecnico rumeno ha cambiato l'Inter senza stravolgerla. Senza arroganza, senza paura quando sono venuti meno i risultati, senza alzare la voce ma andando dritto all'obiettivo. Gli mancava l'esperienza, non le idee. E le sta applicando una dopo l'altra, col consenso dei giocatori, elemento non trascurabile.
Il primo tempo di Roma è magistrale, europeo, cosa rara in Serie A. Con gli stessi giocatori dell'anno scorso, a parte Akanji (per il ceduto Pavard o il rimandato Bisseck) e Bonny (per l'infortunato Thuram). Eppure ora l'Inter è davvero diversa da quella del recente passato: se migliore, lo diranno i risultati. I bilanci si fanno alla fine, come proprio l'Inter ha constatato amaramente la scorsa primavera. Però la differenza adesso non è solo figlia di un racconto, si vede: baricentro più alto, pressione di squadra e non dei singoli, portieri che giocano meno con i piedi, secondo una tendenza che va rapidamente dilagando in tutta Europa (Premier in testa, cominciando da Guardiola, modello che tutti hanno imitato). C'è poi il concetto di verticalità, che tanto sta a cuore a Chivu e che Barella ha esaltato all'Olimpico con il lancio a Bonny, ma lì in realtà si tratta di sapere cogliere l'attimo giusto, sfruttando le ingenuità altrui. Non che in passato lo stesso Barella o tante volte Calhanoglu non l'avessero fatto.
Di certo la squadra s'è fidata di Chivu. "Era di uno come lui che avevamo bisogno per rinascere", ha detto Barella. Evidentemente le medaglie raccolte da giocatore hanno pesato più della scarsa esperienza in panchina con il calcio dei professionisti. E il gruppo si è fidato di lui, che ha saputo ricreare i giusti equilibri, in questo aiutato dai dirigenti, che avendolo scelto lo hanno protetto e difeso. Dal primo giorno, quando tutti sapevano che il rumeno arrivava dopo i rifiuti altrui, Chivu è stato per Marotta, "la nostra prima scelta: l'allenatore giusto, ideale per continuare a vincere".
Domani è di nuovo Champions League, la trasferta di Bruxelles contro il Saint-Gilloise riabbassa il coefficiente di difficoltà e Chivu ne approfitterà per fare più di un cambio rispetto a Roma, obbligato com'è a pensare anche al Napoli, prossimo test match (sabato) che di nuovo vale molto più di 3 punti. Sempre senza Thuram e magari col tandem d'attacco Pio-Bonny, 42 anni in 2 e tanta voglia di confermarsi.
A Roma, il francese ha segnato il gol della vittoria che fa statistica (è già il terzo in campionato), ma notevole è stato anche il contributo di Esposito nella mezz'ora giocata al posto di un esausto Lautaro. Solo a lottare anche contro 3 avversari, spalle alla porta e sponda preziosa per i compagni. C'erano una volta Arnautovic e Taremi. L'altra grande differenza col passato sta anche lì.