«Club ostaggio di una norma boomerang»

Non c'è solo Adriano Galliani ad esprimere tutta la sua rabbia per la questione chiusura degli stadi a causa dei cori dei tifosi. Anche il presidente della Lazio Claudio Lotito non ci sta, e ai microfoni di Radio 24 va giù pesante: «Le società sono ostaggio degli ultras delinquenti. La norma sulla discriminazione territoriale fa solo danni». Claudio Lotito, presidente della Lazio, s'inserisce così nel dibattito in corso sulle norme che regolano la discriminazione territoriale e razziale. «Non possiamo mettere un microfono ad ogni tifoso. Con questa norma le squadre diventano ostaggio degli ultras che possono far chiudere lo stadio con 50 cori - le parole del numero uno biancoceleste -. Platini non è il Vangelo». Se un settore di migliaia di persone assume un comportamento di un certo tipo è giusto che vada censurato. Ma 20-30 persone non rappresentano la tifoseria», dice Lotito. Secondo il n.1 del club biancoceleste «ci sono anche ultras che si comportano in modo corretto. Purtroppo però ci sono persone che non vanno allo stadio per vedere la partita ma per compiere atti criminosi. Nelle curve, attraverso la tifoseria organizzata, si compiono atti di delinquenza.

Queste gente è la stessa che si trova nei cortei anti-Tav o contro la scuola e non hanno nulla a che vedere col tifo». Entrando nello specifico della norma contestata da alcuni club, Lotito afferma che «la norma sulla discriminazione territoriale così com'è stata impostata fa solo danni, è un boomerang».

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