di Tony Damascelli
N icola Rizzoli è un arbitro tutto di un pezzo. Nel senso della sua tronfia postura, segnale di consapevolezza di essere uno dei migliori, se non il migliore. Accadono poi eventi che smentiscono questa solidità. Chi ha dimenticato i tre inviti consecutivi a dar via l'organo, a lui rivolti da Francesco Totti, senza alcuna reazione, provvedimento, sanzione? A Catania, l'architetto e arbitro internazionale, ha assistito alla sceneggiata tra Spolli e Balotelli e non gli è passato per la mente di convocare a sé le parti in contesa, di ascoltare la tesi del catanese che avrebbe insultato il milanista e nemmeno quella del rossonero rabbioso e arrabbiato per un volgare "nero" o "faccia" o "pezzo di emme.." che gli sarebbe stato mormorato dal difensore avversario. Niente. Sono stati Kakà e Allegri a mediare intervenendo con Balotelli e addirittura il quarto uomo, De Pinto, che ha pensato fosse opportuno invitare il milanista a tornare in campo e a giocare.
Nel frattempo Nicola Rizzoli ha continuato a pensare di essere il migliore arbitro del football nostro e anche internazionale, così preso nella riflessione non ha avuto il tempo per ascoltare prima, durante e dopo quello che era accaduto e stava ancora accadendo di fronte alla propria importante figura. Quando, ne I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni fa dire a don Abbondio in risposta al cardinal Borromeo «Il coraggio, uno non se lo può dare», non pensava agli arbitri di calcio. Però
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