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Tra Coni e Federcalcio è guerra fredda per la ripartenza della A

Malagò pensa all'Europeo e alla salute pubblica Gravina cerca in tutti i modi di finire il torneo

Tra Coni e Federcalcio è guerra fredda per la ripartenza della A

Non mancano le scintille tra le due anime che albergano ai vertici dello sport italiano. La prima incarnata dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, è all'opera per far ripartire il carrozzone calcistico. Il numero uno del mondo del pallone è favorevole alla conclusione sul campo dei campionati, in particolare la Serie A. Pur di riuscirci non ha fissato dead-line, anzi più volte ha manifestato l'intenzione di far giocare - qualora fosse necessario - le squadre ad agosto e addirittura nei mesi di settembre-ottobre. Una posizione antitetica a quella dell'altra grande anima politico-sportiva: Giovanni Malagò, numero uno del Coni e consigliere (molto ascoltato...) del Ministro Vincenzo Spadafora. Tanto da far sussurrare in via Allegri che Malagò sia fin troppo influente nelle prese di posizione del Governo in materia sportiva. Dalla sospensione dei campionati al blocco degli allenamenti ci sarebbe il suo zampino. Le stoccatine a distanza tra Malagò e Gravina non sono mancate nei giorni pasquali, anche se ieri il numero uno del CONI ha provato a fare - almeno pubblicamente a Radio Kiss Kiss - il pompiere: «Non ci sono divergenze di vedute tra me e Gravina, abbiamo un rapporto costante». Peccato che solamente qualche ora prima proprio Malagò avesse punzecchiato Gravina a Dazn: «Tu vuoi essere il presidente di una federazione? Allora questo è il tuo momento in cui prendere decisioni». Tradotto: il calcio e il suo numero uno escano allo scoperto. Anche perché c'è una sensibilità pubblica. Il calcio non può sorpassare la priorità dei bisogni della collettività, godendo di privilegi (esempio i tamponi) di cui non beneficiano la maggior parte dei cittadini. Prima toccherebbe a loro la possibilità di essere sottoposti a dei controlli. Malagò per tornare a giocare pretende che ci sia la massima garanzia di salute per tutti, dai campioni della Serie A all'ultimo magazziniere dei Dilettanti, e chiede che valga la stessa cosa in ogni disciplina sportiva. Niente preferenze o scorciatoie. A lui si appoggia il fronte di quei presidenti (Cellino, Cairo, Preziosi, Ferrero) che ritengono non ci siano le condizioni per tornare in campo prima di settembre. Finire a prescindere non è la soluzione giusta e rischia di compromettere il prossimo campionato. Quello che porta all'Europeo. Manifestazione a cui Malagò tiene molto. L'Italia, infatti, ospiterà quattro gare e si presenta ai nastri di partenza per vincere. Ecco perché - oltre a mettere a repentaglio la salute degli atleti - si rischia di minare le chance di trionfo degli Azzurri allenati da Roberto Mancini, la cui nomina a ct fu sponsorizzata ai tempi anche dallo stesso Malagò. E proprio il Mancio si è detto preoccupato per il possibile inizio a ottobre del campionato 2020/21. Il torneo - secondo Malagò - deve partire dopo Ferragosto o al massimo ai primi di Settembre.

A costo di sacrificare quello in corso.

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