Coni-lega, guerra e pace sulla finale all’Olimpico

Coni-lega, guerra e pace sulla finale all’Olimpico

Cinque ore di polemica a distanza in cui volano gli stracci. Protagonisti gli acerrimi avversari di questa fase storica del calcio: il Coni e la Lega di A. Motivo: la sede della finale di coppa Italia tra Napoli e Juve, prima prevista, poi spostata e infine riportata all’Olimpico di Roma. Dove l’atto conclusivo della competizione si gioca dal 2008.
Una telefonata tra i presidenti Petrucci e Beretta (dopo un intervento decisivo di Andrea Agnelli) ricuce lo strappo e chiude l’ennesima querelle che rappresenta (parole di Abete) «un’altra brutta pagina scritta dalla Lega di A, per fortuna superata con un rinsavimento finale». Dopo la provocazione del patron del Napoli De Laurentiis («giochiamo la finale a Milano, oppure a Parigi o Londra») il Coni attendeva lunedì una parola definitiva da parte della Lega, come al solito non decisionista (almeno in sede istituzionale, l’ultima assemblea aveva rinviato l’ufficializzazione del sito della finale al 3 aprile), anche se informalmente la scelta di Roma era già stata fatta (lo prevede il regolamento: la sede va comunicata prima delle semifinali).
Il presidente Petrucci aveva già esternato lunedì il suo disappunto, auspicando sulla vicenda un passo indietro «da parte di chi ha cervello». Ieri, di fronte ai continui litigi dei presidenti di A, la minaccia: «Stiamo pensando di non concedere l’Olimpico, non abbiamo ancora avuto la conferma». Beretta non aveva gradito: «La finale di coppa Italia è un evento di straordinario richiamo e merita uno stadio che consenta al maggior numero di tifosi di assistervi».
La controreplica di Petrucci sembrava chiudere il discorso in maniera drastica: «Pensino a un altro stadio, credevo che le lettere di richiesta per l’utilizzo dell’Olimpico e le riunioni svolte dalla Lega nell’impianto fossero ufficiali, non formali». Poi il lieto fine con la telefonata di pace tra i due: vittoria del Coni che ha messo alle strette la Lega di A, la quale davanti a una figuraccia non poteva che confermare la sede romana. Di fatto già approvata, come dimostra la lettera di invito spedita da Beretta a Napolitano.
«La coppa Italia è definita da alcuni anni coppa del Presidente della Repubblica, quindi è naturale che la sede della finale sia a Roma dove appena tre anni fa si è giocato senza problemi l’atto conclusivo della Champions tra Barcellona e Manchester United», ha precisato Andrea Agnelli, patron della Juve. «Per noi l’importante è garantire la presenza dei nostri tifosi, quelli che hanno la tessera ma anche i tanti che non la hanno, che sono venuti a sostenerci per tutta la stagione e in giro per l’Europa», così il numero 1 del Napoli, entrato in «collisione» con il Coni dopo essere stato ammesso al fallimentare tavolo della pace. Svelati così i veri motivi della proposta di una sede diversa avanzata del patron azzurro.

Che raddrizza il tiro: «Credo che Petrucci abbia male interpretato le mie dichiarazioni, pensava forse che disdegnassimo l’Olimpico, ma noi ci teniamo a giocare nella città del Presidente della Repubblica». Probabile però che venga accolta la richiesta di De Laurentiis di rivedere la distribuzione dei settori dello stadio.

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