Conte vuole troppo, Agnelli prende tempo

L'allenatore chiede Di Maria, Cuadrado, Cavani e Mandzukic Il club può far cassa con Bonucci, Ogbonna, Vucinic e Llorente

L'allenatore della Juventus Antonio Conte
L'allenatore della Juventus Antonio Conte

Torino - A qualcuno interessa che domani sia in programma Roma-Juventus? Ai tifosi giallorossi sicuramente un po', non fosse altro che per salutare gli uomini di Garcia. Ai bianconeri molto meno, ovviamente. La testa è tutta sul dilemma che, a distanza di dodici mesi, agita i sonni di chi ha il bianconero nel cuore: Antonio Conte rimane o se ne va? Dove, poi, non si sa? La corte del Monaco non pare così insistita, l'interesse del Tottenham non marcato, quello del Manchester United ancor meno. Frega poco o nulla, peraltro: perché il Mou italiano potrebbe anche stare fermo un anno, se con Agnelli e Marotta non si trovasse la quadratura del cerchio.
Ieri avrebbero dovuto provarci, ma l'incontro previsto nella sede di corso Galileo Ferraris non c'è stato, pur se non è da escludere che presidente e tecnico si siano poi visti altrove in serata. É chiaro comunque che i contatti proseguono e proseguiranno, ma certo il tutto si sta complicando come forse non era prevedibile: peraltro stamattina l'allenatore bianconero non presenzierà alla conferenza stampa di vigilia, riservata invece allo staff tecnico come già accaduto lo scorso anno una volta vinto il titolo.
In ogni caso, le posizioni appaiono sufficientemente chiare. Conte, cui la società è pronta a prolungare il contratto fino al 2017, è ambizioso e poco paziente. Dopo tre scudetti vinti in altrettanti anni, vuole alzare la famosa asticella per costruire una squadra subito competitiva in Champions: soprattutto, vuole (pretende, quasi) una rivoluzione radicale della rosa con una decina di cambiamenti. Troppi uomini sono a suo dire spremuti e non potrebbero garantire lo stesso rendimento di quest'ultima stagione: per non fare come l'Inter del post Special One, afflosciatasi e non ancora rialzatasi, urge cambiare tanto. Che fa rima con quasi tutto, avendo messo in cantiere anche il passaggio alla difesa a quattro: contratti e mercato (anche minore) alla mano, i sacrificabili sarebbero presumibilmente Bonucci, Ogbonna (in prestito, magari all'estero), Padoin, Peluso, uno tra Lichsteiner e Asamoah, Isla, Quagliarella, Vucinic e persino Llorente. Con Pogba auto-confermatosi, il Re Leone potrebbe in effetti anche lasciare Torino per meri motivi di bilancio: arrivato a parametro zero la scorsa estate, un suo addio garantirebbe una plusvalenza di almeno 25 milioni e di questi tempi sarebbe non poca cosa.
Ma un restyling del genere non era stato previsto dal duo Marotta&Paratici, desiderosi di migliorare la rosa ma senza stravolgerla. Un mercato, insomma, mirato e sostenibile, sulla falsariga degli ultimi: un pezzo pregiato (Sanchez dal Barcellona, ma occhio al giovane Morata dal Real Madrid) più altri rinforzi di qualità (Nani, Kolarov, Lulic, Paletta, Gabbiadini) e il solito occhio attento ai parametri zero (Drogba, Evra, Alex). Conte invece sogna Di Maria (dal Real) e Cuadrado (Fiorentina), si illumina quando pensa a Mandzukic (Bayern Monaco) e Cavani (Psg) e, in definitiva, punta più in alto.
Adesso non resta che attendere.

E cominciare ad abbozzare anche un piano B, ipotesi fino a qualche settimana fa nemmeno presa in considerazione: Prandelli (può liberarsi dalla Federazione), Mancini, Spalletti, Allegri, Capello (molto legato ad Agnelli) e Simeone sono nomi insieme affascinanti ma alcuni anche difficili da fare digerire a una piazza che, con il passare delle ore, fa sempre più fatica a godersi lo scudetto appena vinto.

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