"Così mi gusto questa Cremo di coppa"

Il Ds: "Pronti a svoltare, in campionato siamo ultimi però non ci sentiamo tali..."

"Così mi gusto questa Cremo di coppa"

Lo «strillo» del quotidiano La Provincia di Cremona urla forte e chiaro, «Ammazzagrandi di Coppa». Ma è musica per le orecchie dei cremonesi in bilico tra la melodia celestiale dei violini e l'hardrock grigiorosso che due sere fa ha spaccato i timpani alla Roma nel concerto memorabile dell'Olimpico: sequel trionfale della mitica impresa del 17 gennaio al Maradona; Napoli capolista e Roma imperiale eliminate dall'ultima in classifica. Fantascienza? No, tutto vero. Con tanti saluti alla spocchia di Spalletti e Mourinho che con le loro «formazioni b» si illudevano di papparsi la Cremo con una sola cucchiaiata.

Il direttore sportivo della «Cremo», Simone Giacchetta, si gode la gloria di questo tour entrato nella storia con una compostezza che sa di etica sportiva. Il feeling tra società e tifosi non si è spezzato neppure fissando il fanalino di coda con luce bloccata su «8 punti», incapace di sfondare il muro della doppia cifra.

Allora Giacchetta, qual è la vera Cremo: quella che si gusta in Coppa Italia o quella che si scioglie in campionato?

«In campionato siamo ultimi, ma non ci sentiamo ultimi».

In A non si rimane con la forza delle sensazioni, ma col peso delle vittorie.

«Sabato allo Zini arriverà il Lecce, sarà una gara fondamentale».

Rivedremo la Cremo di Coppa Italia?

«Ormai la squadra si è ricompattata. Giocatori vecchi e nuovi hanno trovato l'intesa. L'opera iniziata con Alvini si è evoluta grazie a Ballardini. L'ambiente è motivato. Ci sono tutte le condizioni per svoltare».

Lei, a 18 anni, è andato al Napoli, segnando nella partita di esordio: 1 a 0 contro l'Atalanta. C'era Maradona. Data indelebile: 9 ottobre 1988.

«Ricordo l'emozione di quando Juliano me lo presentò. Mi disse: Mi hanno detto un gran bene di te.... A ripensarci ho ancora i brividi».

Anche lei in passato ha fatto i conti con una grave malattia. Cosa pensa delle recenti tragedie di Mihajlovic e Vialli?

«Due grandi uomini e due grandi campioni. Mettere però in relazione le loro morti con il doping mi pare una forzatura».

Il doping, però, è stata una realtà.

«Nessuno lo nega, ma non va evocato in modo strumentale».

A Monza l'ad è Adriano Galliani, longa manus del presidente Silvio Berlusconi; a Cremona c'è Ariedo Braida, braccio destro del cavalier Giovanni Arvedi. Il filo rosso(nero) è evidente...

«Personaggi come

Galliani e Braida che hanno vinto tutto col Milan sono determinanti in provincia. I tempi sono cambiati. Prima alle neopromosse in A bastavano pochi ritocchi, ora gli organici vanno rivoluzionati ed è tutto più difficile».

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