Tutti i tipi di doping nella storia

Dagli infusi di erbe e semi alle zollette di zucchero con etere, dalle miscele stricnina-brandy all'Epo

Tutti i tipi di doping nella storia

Il doping ha origini antichissime. Qualcuno dice che è sempre esistito. Alcuni studi hanno appurato che nell’antica Grecia, ai tempi dei giochi di Olimpia, gli atleti facevano uso di erbe, semi di varie piante (tra cui quelli di sesamo), funghi e pozioni di ogni tipo per poter aumentare la resistenza allo sforzo fisico. Alcuni si nutrivano di testicoli di toro, da alcuni oggi considerati gli "antenati" degli ormoni. Gli Aztechi mangiavano il cuore alle vittime sacrificali convinti, in questo modo, di prenderne la forza. Inoltre erano convinti, assumendo una sostanza estratta da un cactus, di poter vincere la fatica.

Nei primi anni del Ventesimo secolo si cominciarono ad usare le zollette di zucchero imbevute di etere per poi passare a miscele ben più pericolose di stricnina e brandy (o vino) in in cui si facevano macerare foglie di coca. Dagli anni Cinquanta agli Ottanta è il periodo del doping di Stato, con molti paesi dell’Europa dell’est, con in prima linea la Repubblica democratica tedesca e l’Unione sovietica, che fanno uso sistematico di queste pratiche, "nutrendo" di sostanze dopanti soprattutto gli atleti che partecipavano alle Olimpiadi. Gli effetti collaterali - si è poi saputo negli anni - furono devastanti, specie tra le donne, con alcuni casi di persone che subirono il cambiamento di sesso.

Negli ultimi anni c'è stata l’esplosione dell'Epo (eritropoietina). Nel ciclismo, prima del caso di Lance Armstrong, vistosi privare dei 7 Tour de France vinti, e delle tante squalifiche legate appunto all’Epo, si è spesso parlato della fantomatica "bomba" assunta da alcuni campioni degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma non vi sono conferme, sono solo voci. Vi sono state poi la morte, probabilmente legata al doping, di Tommy Simpson sul Mont Ventoux al Tour ’67 e la positività di Eddy Merckx al Giro d’Italia 1969.

Nell’atletica, oltre al recente caso del marciatore

azzurro Alex Schwazer, il caso più clamoroso è stato quello del velocista canadese Ben Johnson, oro sui 100 metri alle Olimpiadi di Seul 1988 e poi squalificato per steroidi anabolizzanti.

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