di Ninna Q.
Caro diario, ti scrivo dall'Iceberg Arena di Adler, dove ho appena assistito ad un evento storico per lo sport italiano, ma anche ad un evento vergognoso per quello mondiale. Carolina Kostner ha vinto una medaglia olimpica, al terzo tentativo ce l'ha fatta, mentre alla coreana Yuna Kim è stata rubata la vittoria a favore della russa Adelina Sotnikova. Ammetto di non capire molto di pattinaggio, confesso di non sapere distinguere un axel da un lutz e per questo vorrei avere il conforto di qualche esperto, ma insomma, solo guardandomi attorno qua in tribuna stampa, so di non essere la sola a pensarla così e, una volta di più, mi convinco che gli sport con i giudici non mi piacciono.
Però
però il bronzo di Carolina mi piace invece, mi rende proprio felice, se lo merita come nessun'altra e adesso vederla pattinare sventolando la bandiera italiana mi emoziona anche. Come non ricordare il Bambi spaurito che a Torino, otto anni fa, dopo aver portato una bandiera ben più pesante alla cerimonia di apertura dei giochi di casa, finì in terra sul ghiaccio e lontana dal podio? E poi ancora il disastro di Vancouver, quattro anni dopo, quando chiuse la sua gara addirittura sedicesima? A 27 anni Caro ha finalmente coronato il sogno di ogni atleta e lo ha fatto in un modo meraviglioso, lo ha fatto con il cuore, quel cuore che continua a toccarsi con la mano destra, come a volerne sentire i battiti.
No, nemmeno la fenomenale Lipniskaya è così brava e sai cosa ti dico, caro diario? Che se fra quattro anni ai Giochi in Corea i giudici renderanno lo sgarbo alla Russia, bé, farebbero solo bene!
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