di Ninna Q.
Oggi, caro diario, ti racconto della gara di gigante maschile, bella e divertente, soprattutto nella seconda manche, quando erano in 19 a giocarsi due medaglie. Perché solo due? Perché l'altra, quella d'oro, l'aveva già ipotecata Ligety con una prima manche delle sue. Giusto così, è bello quando a vincere è il più forte, sembra facile ma nello sci non lo è mai, come ha ricordato lo stesso Ted confessando che il gigante, la sua gara, è quella che lo rende più nervoso, perché sciare sapendo che se arrivi secondo hai deluso, crea una certa pressione.
Ma torniamo alla lotta per le medaglie. Fra i candidati c'erano anche i quattro italiani e se io avessi dovuto puntare su uno di loro avrei detto Roberto Nani, un attaccante incredibile, uno che si butta e rischia sempre il 200%. Robi a metà gara era 12°, ma non lontano dal secondo che da Ligety beccava 93/100. Il cuore mi diceva però che il podio se lo sarebbe meritato di più Davide Simoncelli, che ai grandi eventi finora aveva sempre fallito e che invece nella prima manche aveva stupito tutti, forse anche se stesso, con un terzo tempo che faceva sognare. Ma il sogno, suo e di Nani e anche di Manfred Moelgg, che era 17° ma appena a sei decimi dal podio virtuale, è durato poco. Un dosso ha tradito più o meno allo stesso modo Manfred e Robi, mentre Simo è sì arrivato in fondo, ma dopo così tanti errori nei punti cruciali da tagliare il traguardo quasi fermo. Il migliore del gruppo è stato così il più giovane, Luca De Aliprandini detto Finferlo, undicesimo, niente male se fossimo in coppa ma qui, come si sa, contano solo le medaglie. Che assieme a Ligety hanno preso due francesi, Steve Missillier e Alexis Pinturault, la cui fidanzata Romane era dietro di me in tribuna e non è riuscita a raggiungerlo che due ore dopo la fine della gara, dopo interviste al parterre, cerimonia dei fiori, conferenza e antidoping.
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