A cosa servano queste partite di solidarietà - con ex giocatori che arrivano dall'altra parte del mondo (giusto per usare una frase di Papa Francesco), stadi deserti, costi importanti e ricavi miserrimi - non ho proprio idea. Anche gli organizzatori si saranno posti qualche interrogativo. Quando poi Maradona accusa un problema ai freni inibitori e si accanisce prima contro Icardi e poi contro Veron, suoi connazionali, la frittata è fatta. Con tanti saluti a un altro argentino, il Santo Padre, che da un evento intitolato alla pace si aspettava ben altri comportamenti. Ma non c'è da stupirsi perché l'ex Pibe de Oro, fedele a un personalissimo codice di comportamento, tanto estremo quanto opinabile, non molla mai la presa su chi inserisce nella lista dei "nemici" che tali resteranno nel tempo.
Alla vigilia del match se l'era presa con Icardi: «Io non parlo dei traditori», aveva detto, riferendosi all'attaccante dell'Inter che ha messo casa e famiglia con Wanda Nara, l'ex moglie di Maxi Lopez, suo carissimo amico. Eh no, non doveva. All'interno della partita s'è verificato poi lo scontro con Veron che giocava nell'altra squadra. E la scaramuccia agonistica, avvenuta alla fine del primo tempo, non giustifica lo scambio di volgarità che i giornalisti sudamericani hanno tradotto leggendo il labiale. Si può fare a meno di riportarlo. L'uno, Maradona, è andato con il dito sotto il viso dell'altro che gli ha voltato le spalle. E giù a menarsela. L'astio ha radici antiche, risale al Mondiale del 2010 in Sud Africa quando Diego Armando, allora ct dell'Albiceleste, non fece rientrare in squadra Veron che aveva accusato un infortunio. A luglio ci ha litigato nella sede della federcalcio argentina. Ecco spiegato perché ha chiesto inutilmente agli organizzatori di lasciare a casa il rivale.
Miserie di piccolo cabotaggio. Icardi non ha torto quando afferma che il suo illustre connazionale è stato grande sul campo, ma fuori campo «non ha nulla da insegnare a nessuno». Sul piano sportivo il discorso è diverso. Maradona può perfino stare davanti a Pelé perché, a differenza del brasiliano, ha firmato cose straordinarie in Europa. E' lui che ha fatto vincere lo scudetto al Napoli. Ma sotto il profilo umano ha fallito in tante circostanze anche se ha cercato di rimettersi in piedi. I campioni dovrebbero essere sempre di esempio, soprattutto nei confronti dei giovani e di chi non è stato baciato dalla fortuna. Come i disabili.
Per sua sfortuna, il calciatore che ha fatto impazzire Napoli alterna una sensibilità non comune a un'arroganza fuori dal comune. Chissà se Papa Bergoglio conserverà con piacere la maglia avuta in dono da Maradona. Altri doni avrebbe gradito.
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