Brasile 2014

Dio salvi Super Pirlo, il vero spot di quest'Italia

Con una finta, il regista ha rimandato l'Inghilterra e la Regina oltre Manica. Lui, Balo e il ct, gran trio bresciano

Dio salvi Super Pirlo, il vero spot di quest'Italia

Sublime, incredibile, ascetico. Sono gli aggettivi che i giornalisti inglesi hanno dedicato oggi ad Andrea Pirlo, il maestro. La fascia di capitano, per grazia e disgrazia ricevuta, è stato il premio a una carriera che è incominciata nell'altro secolo e non finisce, continua. Continua con l'essenzialità dei gesti, con l'immediatezza del gioco, con l'intuizione e l'intelligenza superiore alla media che gli gira attorno. Andrea Pirlo è un bresciano di rarissime parole e di moltissimi fatti. Non viene segnalato per tatuaggi, orecchini, bandane, secondo repertorio dei sodali suoi. La sua finta, sul gol di Marchisio, ha mandato oltre Manica l'Inghilterra tutta, compresa la regina. Nessuno dei leoni di sua maestà si aspettava quel movimento del barbuto nostrano, il quale fradicio di sudore sembrava Gesù Cristo.

In verità ha messo in croce gli inglesi, facendo correre il pallone, come sanno fare, da sempre, quelli che hanno capito che il pallone medesimo va più veloce delle gambe dell'uomo. Dopo questo mondiale brasiliano Pirlo si ritirerà, dalla nazionale intendo. Ha deciso che è il tempo di lasciare spazio ai giovani anche perché, come ha detto lui con quel modo di parlare che sembra un rantolo: «Se non gioco mi incazzo, dunque meglio restare a casa». Non voglio nemmeno pensarci, perché quando si ferma il maestro, sublime, incredibile, ascetico, è come se si fermasse il cervello. Il calcio di punizione, nei minuti di recupero, il tiro che è andato a colpire la traversa, è stato come un buffetto ai sedicenti maestri di football, una lezione di tecnica, di balistica, di forza e di astuzia, tutta roba che a Pirlo riesce facile e dal tempo della culla.

Vent'anni fa lo vidi segnare un rigore con il cucchiaio a Pagliuca, portiere dell'Inter e della nazionale il quale, irretito dal gesto maramaldo del pupino, tentò di inseguirlo fino a metà del campo di Cesena dove si stava svolgendo la partita di un torneo estivo tra l'Inter e il Brescia. Vent'anni dopo Pirlo non è cambiato di un sospiro, è lo stesso nei gesti, silenzioso e presente, un bancomat itinerante, capace di addormentare il gioco e di ipnotizzare l'avversario. Al Milan non dormono la notte pensando di avere perso il maestro, alla Juventus se la spassano e si sono garantiti un nuovo contratto. Pirlo appartiene a un football che è passato di moda per alcuni docenti del football cosidetto moderno,è il regista tagliato fuori dal calcio di recupero, sacrificio, sovrapposizione, è la normalità e genialità che mette in crisi l'allenatore che si ritiene depositario del verbo.

Con Prandelli, probabilmente, dialogherà in dialetto bresciano, così con Balotelli. Nessuno avrebbe immaginato, soltanto qualche anno fa, che Pirlo sarebbe diventato attore e protagonista di spot pubblicitari ma è lui l'azzurro più amato dagli italiani, dalle italiane e dalle aziende, parla poco ma anche lo sguardo è ascetico, sublime, incredibile. La storia continua, per lui e per la nazionale azzurra. La lezione ai maestri inglesi è terminata. Si accomodino altre scolaresche.

Il maestro replica.

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